inchiesta
Zaia-Crisanti, nuove scintille per le intercettazioni: “Stiamo per portarlo allo schianto”
Ritorna in auge la guerra a distanza tra Luca Zaia, governatore del Veneto, e Andrea Crisanti, microbiologo e attuale senatore del Partito Democratico. “Sono qua a rompermi i co***oni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!” le parole pronunciate dall’esponente della Lega al telefono con un interlocutore, che era però intercettato, come ha riferito Repubblica. A causare la rabbia di Zaia sarebbero state le dichiarazioni dell’esperto Covid contro l'efficacia dei test rapidi acquistati dal Veneto e da altre cinque regioni. Proprio dall’esposto di Crisanti è partita un’inchiesta: era convinto della non idoneità dei tamponi a scopo di screening, in quanto l’affidabilità sarebbe stata dal 70% e non del 90% come attestato dal produttore.
Crisanti ha commentato la vicenda alla rivista “Mow”: “Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire. È ininfluente la mia attuale esperienza politica nel Pd. Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni. Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che lui è l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, di una persona che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa - ha sostenuto Crisanti -. Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su Nature, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro. Questi praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso, incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi, ndr) che non ha fatto nessuno studio, ed erano addirittura consapevoli che - ha concluso il microbiologo - non l’aveva fatto”.