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Conferenza fiume di Meloni, giornalisti stremati. “E poi dicono che non rispondo”

Dario Martini
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La manovra economica è appena diventata legge con il voto del Senato. Pochi minuti dopo, alle 11,30, Giorgia Meloni si presenta nell'aula dei gruppi parlamentari della Camera per la tradizionale conferenza di fine anno. Fa subito notare che forse è più corretto chiamarla «conferenza di inizio mandato», visto che è al governo da poco più di due mesi. Le domande in lista sono quarantacinque. Tra i giornalisti presenti in molti sono sicuri che qualcuno non riuscirà a fare la propria domanda: «Non c'è tempo». Non sarebbe una novità rispetto agli anni scorsi, quando gli ultimi dell'elenco venivano sistematicamente depennati. Invece Meloni risponde nel dettaglio ad ogni quesito. Non cerca di tagliare corto. E, soprattutto, arriva fino in fondo. Tre interminabili ore di faccia a faccia con i cronisti. Alla fine ad essere stremati sono loro: i rappresentanti della stampa. Tanto che alla trentottesima domanda, quando il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine, Carlo Bartoli, le chiede quanto tempo intenda ancora trattenersi, Meloni risponde serafica: «Quanto volete, ovviamente mi rimetto al vostro buon cuore». Poi, ridendo, aggiunge: «Andiamo avanti fino a che rimane ancora qualcuno?». Alla faccia di quei giornalisti che nelle scorse settimane l'avevano accusata di dedicare poco tempo alle conferenze stampa consentendo un numero troppo limitato di domande. Alla fine Meloni batte Draghi, che lo scorso anno si era fermato a 43 risposte, e Giuseppe Conte che ne aveva raggiunte 37. A conferenza finita, uscendo dalla sala, il premier si concede una battuta col sorriso: «E poi dicono che non rispondo alle domande».

 

 

Sono passate due ore e mezza da quando Giorgia Meloni ha iniziato a rispondere alle domande dei giornalisti nella tradizionale conferenza di fine anno. L'orologio segna le 14, i cronisti iniziano a sentire affiorare i primi morsi della fame. Quando il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine, Carlo Bartoli, le chiede se è possibile andare avanti, lei non si scompone: «Le so tutte, le so tutte», risponde ironica portando le mani sulle orecchie, come fosse una concorrente che si aggiusta le cuffie durante un quiz televisivo. Ieri sono andate in scena due Meloni. La prima è quella a cui sono abituati tutti gli italiani: seria e precisa nel fornire risposte il più possibile accurate su ogni dossier. Ma c'è anche la seconda Giorgia, quella che in pubblico appare meno: simpatica e con la battuta pronta, come in genere si fa tra amici. Ecco allora che ridendo, tra una domanda e l'altra, scherza così: «A vostro buon cuore, c'è una fine a tutto questo?». Quando un cronista la saluta con un classico «Buon pomeriggio», lei ribatte: «Tra un po' anche buonasera. È Telethon». Poi, di fronte a una domanda un po' filosofica, ovvero se il suo tempo sia più «lineare» o più «circolare», se la cava così: «Confesso di non aver capito bene, diciamo che il mio tempo è cadenzato. Ecco, l'ho buttata in caciara».

 

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