opposizioni in protesta
Dl Rave, la Camera conferma la fiducia con 206 voti favorevoli
La Camera conferma la fiducia al governo, posta sul decreto rave. I voti a favore sono 206, i contrari 145 e 3 astenuti. Dopo il voto di fiducia sul decreto contenente le norme anti-rave, sull'ergastolo ostativo, la riforma della giustizia e il Covid, la seduta della Camera proseguirà con l'illustrazione dei 157 ordini del giorno, che verranno posti in votazione da domani, 29 dicembre, alle 19, come ha stabilito la Conferenza dei capigruppo. Dopo il voto sugli ordini del giorno si passerà alle dichiarazioni voto sul provvedimento che va convertito in legge entro venerdì 30.
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Mentre il Senato si appresta a dare il via libera definitivo alla manovra, alla Camera i deputati rischiano di dover rimanere inchiodati ai propri banchi un giorno in più, fino a venerdì mattina. Un tour de force che impegnerà governo, maggioranza e opposizioni in una seduta fiume dell'Aula di Montecitorio per convertire in legge il decreto Rave prima della decadenza, il 30 dicembre. Tanto che, visto il numero elevato di ordini del giorno presentati, 157, e il rischio che i tempi si allunghino oltre la dead line di venerdì, governo e maggioranza (anche se l'ultima parola spetta al presidente della Camera) hanno già deciso di ricorrere alla cosiddetta 'ghigliottina', ovvero lo strumento regolamentare che dimezza i tempi di esame e discussione di un provvedimento, tagliando di netto le dichiarazioni di voto, in modo da passare direttamente al voto finale. Le opposizioni protestano, accusano maggioranza e esecutivo di "umiliare" il Parlamento e annunciano l'utilizzo di qualsiasi strumento previsto dal regolamento per tentare di evitare la conversione in legge del decreto.
Una linea messa in atto già durante l'appello nominale sulla fiducia: i deputati di Pd, Avs, M5s e Terzo polo non si presentano in Aula durante la prima 'chiama', per poi chiedere di votare in massa all'ultimo momento utile. La battaglia poi prosegue sugli ordini del giorno: interventi in massa per l'illustrazione e le dichiarazioni di voto. E si arriva così a giovedì 29 dicembre: alle 19 si inizieranno a votare gli odg, poi la seduta dell'Aula proseguirà ad oltranza fino al voto finale. Che, appunto, potrebbe arrivare non prima della tarda mattinata o ora di pranzo di venerdì, nonostante la ghigliottina che eliminerà le dichiarazioni di voto finale, ma che - viene spiegato - dovrebbe scattare non prima dello scoccare del 30 dicembre, data ultima entro cui approvare il decreto. "Tutti i tentativi di trovare una mediazione sono falliti, l'opposizione intende andare avanti con lo scontro, in maniera irragionevole secondo me. Quindi per forza di cose dovremo ricorrere alla ghigliottina", spiega il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Parole che suscitano la dura reazione delle forze di minoranza.
"Utilizzeremo tutti gli strumenti regolamentari a disposizione delle opposizioni per evitare l'approvazione di un decreto sbagliato, pericoloso e inutilmente ideologico. Leggiamo con preoccupazione che il ministro Ciriani, esondando dalle sue prerogative, auspica l'adozione da parte del presidente della Camera di strumenti che limitano i diritti delle opposizioni. Non è un buon inizio", insorge il Pd. "È inaccettabile che il ministro Ciriani scarichi sulle opposizioni l'incapacità del governo e della maggioranza di lavorare in Parlamento. Annunciare il ricorso alla ghigliottina, la più dura forma di soppressione del dibattito parlamentare, dopo aver negato al Senato come alla Camera qualsiasi apertura alle proposte costruttive delle forze di minoranza, significa non avere alcun rispetto della dialettica politica e dei cittadini, non solo di quelli che si sentono rappresentati dalle forze di opposizione", scandisce il Movimento 5 stelle. "Il ricorso alla cosiddetta ghigliottina, metodo per strozzare il dibattito parlamentare, qualifica questa maggioranza. Noi useremo ogni strumento procedurale per garantire l'agibilità alla nostra opposizione ad un decreto di cui non si sente necessità ne' urgenza", rimarca la capogruppo di Sinistra e Verdi Luana
Zanella.
La maggioranza, pero', tira dritto e difende le misure contenute nel decreto Rave: per "l'opposizione il decreto è per 'impedire di riunirsi a chi vuole solo fare della musica'. Niente di più falso. La norma dice che chi invade territori altrui, spesso in edifici pericolanti mettendo tra l'altro in pericolo la propria salute e igiene, spesso con spaccio di stupefacenti, è da punire. Non ha nulla a che vedere con la libertà di movimento", sostengono i leghisti. "La difesa della sicurezza coincide con il senso di libertà di ognuno di noi perché non c'è libertà senza sicurezza. Il dovere dello Stato è quello di proteggere soprattutto le fasce più deboli della popolazione ed è questo il mandato che Fratelli d'Italia ha ricevuto dai cittadini: garantire la sicurezza perché la difesa della democrazia non è uno spot", scandiscono dal partito della premier. Per Noi moderati il provvedimento rappresenta un "cambio di marcia su giustizia e sicurezza". Intanto il Terzo polo, annuncia il vicesegretario di Azione Enrico Costa, presenta un odg che impegna il governo a ripristinare la "disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla 'Spazzacorrotti'". Testo che potrebbe incassare il voto favorevole della maggioranza.