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Manovra, Mulè smonta il caso fax: "Figuraccia di Renzi". Botta e risposta con Marattin

Nelle notti convulse della manovra finanziaria spunta la polemica sul fax. Il tutto si consuma alla Camera quando Luigi Marattin di Italia viva chiede conto a Giorgio Mulè, presidente di turno dell’aula, di un termine che non è stato recepito da molti gruppi parlamentari. L'esponente di Forza Italia in un primo tempo ribatte che la comunicazione è stata mandata via fax, circostanza che fa esplodere il terzopolista. "Ecco perché volevano abolire lo Spid. Stanno tornando al fax. A quando il ritorno ai gettoni telefonici? Grazie Luigi Marattin". Lo scriva su Twitter il leader di Iv Matteo Renzi postando il video che racconta lo scambio di battute tra Marattin e Giorgio Mulè sul termine per i subemendamenti alla manovra. 

 

  

Ma il video è solo parziale, precisa Mulè. "Al senatore Matteo Renzi sarebbe bastata una telefonata al suo collega Luigi Marattin per evitare una figuraccia confondendo il ruolo istituzionale della Camera dei deputati con quello di governo - contrattacca il deputato azzurro - I fatti. Il video postato dal senatore è come un film del quale si proietta solo l’inizio e non la fine: pochi secondi dopo il segmento 'postato', infatti, dalla presidenza si dice e si dimostra che le comunicazioni tra Camera (non governo) e gruppi parlamentari avvengono e sono avvenute anche in questo caso - com’è normale - in formato digitale e dunque via mail. Il riferimento al 'fax' è legato a un banalissimo errore di comunicazione durante la foga della seduta notturna (durata dodici ore) tra i funzionari e chi presiedeva l’aula in quel momento: un errore corretto, ripeto, pochi secondi dopo".

"Spiace che, probabilmente a causa delle feste, i siti dei maggiori quotidiani abbiano dato spazio a una non notizia divulgata da Renzi e non verificata. Spiace ancor di più che si dia l’impressione che la Camera dei deputati sia ferma alla preistoria quando invece vanta un sistema digitale di comunicazione assolutamente all’avanguardia. Renzi lo sa perfettamente, ma ha fatto finta di non saperlo. Per farsi perdonare scriverà una lettera (pardòn, una mail) al presidente della Camera", conclude Mulè. In seguito il presidente di turno dell'aula aveva mostrato la mail con la comunicazione della Camera snocciolando i vari destinatari tra cui, naturalmente, tutti gli uffici legislativi dei partiti.