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Pd, i candidati per le primarie ora si fanno la guerra sulla data

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La situazione è tale che in tarda mattinata Giorgio Gori sbotta su Twitter: «Fatemi capire: Soumahoro è della ditta Bonelli&Fratoianni; Panzeri è di Art.1. Com' è che tutto finisce in conto al Pd? Adesso, per cortesia, ognuno si prende le legnate che gli toccano. E il Pd tiri fuori un po' di orgoglio e di amor proprio, che cavolo», scrive il sindaco di Bergamo.

Gli ultimi sondaggi di Swg per La7 danno i dem in caduta libera al 14,7% («Scende velocissimo, più veloce della Goggia», per dirla alla Fiorello) e gli animi tornano a scaldarsi. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, in squadra con Stefano Bonaccini suona la carica: «Il Pd ha bisogno di ripartire subito, serve una scossa per invertire la tendenza. Convochiamo urgentemente la direzione e anticipiamo le primarie al 22 gennaio. Subito un nuovo Segretario, poi mente e cuore su Regionali e Costituente. Smettiamo di farci del male così», cinguetta pubblicando gli ultimi sondaggi.

E se dalle parti del governatore dell'Emilia Romagna restano scettici sulle reali possibilità di velocizzare i tempi, anche Paola De Micheli decide di partecipare al pressing. «Se davvero emergesse la volontà di ridurre i tempi, la mia proposta è di sottoporre all'assemblea nazionale una modifica statutaria per andare ad un congresso urgente, direttamente con le primarie aperte e voto ponderato che vale due per gli iscritti e uno per gli elettori. Con questa modificasi potrebbero celebrare le primarie alla fine di gennaio o al massimo all'inizio di febbraio», assicura l'ex ministra dei Trasporti.

Oggi intanto i tre candidati alla segreteria ed Enrico Letta saranno insieme al Nazareno per la presentazione di un documento presentato da «quelli del Lingotto di Veltroni» (il copyright è di Stefano Ceccanti, uno dei firmatari insieme a Graziano Delrio, Stefano Graziano, Marianna Madia, Roberto Morassut, Pina Picierno, Debora Serracchiani, Giorgio Tonini, Walter Verini). Il testo sostiene che «il risultato del 25 settembre ha in definitiva messo in discussione la funzione storica del Pd, il senso stesso della sua esistenza» e sottolinea come «lo spirito costituente chiami le componenti culturali, politiche, territoriali del partito ad uno sforzo per convergere su ciò che unisce». 

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