braccio di ferro
Manovra, tensione nella maggioranza: il retroscena sul caos alla Camera
Braccio di ferro all’interno della maggioranza sulla legge di Bilancio: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annullato gli appuntamenti e rinviato a domani l’intervento a “Porta a Porta” (ufficialmente per un’indisposizione), mentre il vicepremier e ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, presiede il Consiglio dei Ministri. Cosa sta succedendo? In queste ore è corsa contro il tempo per l’approvazione della manovra 2023 entro il 31 dicembre, bisogna evitare l’esercizio provvisorio che sarebbe uno smacco per il governo Meloni.
Il nodo è la copertura di alcune misure bandiera di questo o quell’altro partito di centrodestra: i soldi sono pochi, pochissimi. Ma secondo quanto riferiscono “Repubblica” e “Corriere della Sera”, in due retroscena simili, le tensioni tra gli alleati di maggioranza riguarderebbero in particolare lo scudo sui reati fiscali voluto da Forza Italia e osteggiato dalla leader di Fratelli d’Italia e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Uno scontro che “Corriere.it” ricostruisce così: “Il punto è che da giorni nella maggioranza non tornano né i conti economici né i conti politici. (…). Poi si arriva all’emendamento per il credito d’imposta alle imprese del Sud: nel tardo pomeriggio di ieri il forzista Pella, uno dei relatori della manovra, annuncia che non c’è alcun emendamento per uno scudo sui reati fiscali. L’opposizione, che era pronta all’ostruzionismo, ovviamente canta vittoria. Chi non può farlo è la vera vincitrice del braccio di ferro nel centrodestra: Meloni. Che lascia al suo capogruppo Foti il compito di smentire perfidamente l’alleato. Con una dichiarazione di conferma: è vero, era solo la proposta di un singolo deputato”.
Insomma, la premier avrebbe stoppato il condono per evitare che “saltasse tutto” e che l’opposizione desse vita a una resistenza a oltranza impedendole di approvare la Finanziaria in tempo. FI abbozza, ma ribadisce che ripresenterà il provvedimento nonostante il titolare del MEF sia contrario.