Bonus App18 non scompare, Sangiuliano: "Riformulata e legata al reddito"
La polemica sull'App18, il bonus cultura da 500 euro introdotto da Matteo Renzi quando era premier, non si placa. Perle opposizioni, Terzo Polo in testa, cancellarlo è un colpo gravissimo ai giovani. Tutto nasce dall'emendamento presentato alla legge di bilancio l'altro ieri dalla maggioranza, primi firmatari Federico Mollicone (FdI), Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (Forza Italia), con cui vengono redistribuiti i 230 milioni di stanziamento che, invece di essere rivolti all'acquisto di libri, biglietti per il cinema, concerti e mostre per i giovani, serviranno ad altri scopi, tra cui un fondo pensioni per i lavoratori dello spettacolo e un altro fondo per il libro.
In realtà, già l'altro ieri i tre deputati della maggioranza avevano assicurato che l'App18 sarebbe stata sostituita da una nuova «Carta cultura». Rassicurazione che non è servita a fermare le proteste dell'opposizione, a partire dallo stesso Renzi, che su Twitter ha tuonato: «Insistono. Vogliono abolire l'App18. Ehi, Giorgia Meloni, ma che paura ti fa un ragazzo che legge o che va a teatro o che va a un concerto? Noi non molliamo: avanti con l'opposizione e la petizione».
Bocciati mille emendamenti. Niente bonus ma c'è la Carta Cultura
Mollicone gli ha risposto che l'abolizione dell'App18 è una «fake news». A cercare di fare chiarezza ci prova il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il quale spiega che, in sostanza, cambierà nome e funzionerà in modo diverso e più efficiente. Il ministro fa capire che con la presentazione di questo emendamento qualche errore è stato fatto. «L'emendamento è del Parlamento, ma reputo si debba fare una riflessione sulla cosiddetta App18 che così com'è mostra criticità spiega Sangiuliano all'Adnkronos - È necessario ridefinirla e rinominarla, affinché questo strumento diventi realmente una modalità di consumi culturali per i giovani orientandoli alla lettura di libri, alla visita di mostre, ai corsi di lingua e alla musica. Penso che vada introdotta una soglia Isee che escluda persone appartenenti a famiglie con redditi elevati. Inoltre occorre mettere a punto un vero meccanismo anti truffe, e bisogna riperimetrare gli ambiti di utilizzo a consumi davvero culturali evitando aspetti grotteschi. Su tutto ciò intendo lavorare insieme agli operatori del mondo della cultura per migliorare il sistema. Auspico che nasca una vera carta della cultura per i giovani».
Il centrodestra è interamente mobilitato a chiarire cosa sta accadendo. «Forza Italia condivide con la maggioranza le preoccupazioni per le storture e le truffe generate in passato dal bonus cultura per i diciottenni: alcuni fondi sono stati talvolta dirottati verso acquisti che nulla avevano a che vedere con la formazione e l'istruzione, come per esempio cellulari, videogiochi, elettrodomestici. Nessuno, però, mette in dubbio la validità della misura e per questo riteniamo assolutamente necessario che le risorse stanziate per App18 rimangano destinate ai giovani e alla loro crescita culturale», dicono i capigruppo al Senato e alla Camera, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo. Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, spiega che lo «stop al bonus cultura è una proposta che valuteremo in Commissione». E aggiunge: «Sul bonus va fatto un ragionamento perché sono state tante le truffe».
Mentre per i senatori di FdI in commissione Cultura, Paolo Marcheschi e Filippo Melchiorre, la polemica che stanno montando a sinistra sulla modifica dell'App18 «è inspiegabile, il tema era già stato discusso in commissione: si tratta quindi di un percorso parlamentare che coinvolge le opposizioni e non - come avvenuto in passato - di un'imposizione a colpi di decreti. Inoltre, a differenza di quanto è stato erroneamente affermato in queste ore, i fondi destinati alla cultura non verranno ridimensionati, ma destinati a una nuova carta della cultura che sarà in grado di evitare quelle truffe ai danni dello Stato avvenute sulla App18».
Italia Viva però non molla e fa sapere che è stata raggiunta quota 20.000 firme perla petizione lanciata per salvare il bonus per i giovani: «Una mobilitazione straordinaria che fa immaginare di poter raggiungere molto presto il nuovo obiettivo fissato a 50.000 sottoscrizioni».