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M5S, scoppia il caso Tfr. Conte avverte Di Maio: "Restituisca 30mila euro"

Pietro De Leo
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Considerando due “ere” per il Movimento 5 Stelle, quella pre contiana e quella contiana, possiamo dire che nella prima la questione denaro ha sempre avuto un suo peso. Dalle mancate restituzioni (da parte di qualcuno) all’epopea sui costi dei Palazzi Ecco, l’epoca pre contiana si è conclusa. E gli ultimi atti riguardano, appunto, una questione di soldi. Con la liquidazione del Tfr per quanti, tra i pentastellati, non sono più in Parlamento. Dove c’è un’importante differenza. Secondo le norme interne che starebbe preparando Giuseppe Conte, quegli ex parlamentari usciti dagli emicicli, ma rimasti nel Movimento, dovranno restituire al partito soltanto il 20% del bonifico delle Camere, spiega “Repubblica”.

Al contrario, per quanti avevano fatto le valigie, la restituzione sarà più sostanziosa, 30 mila euro, tenendo per sé 15 mila euro. Un bel problema, considerano che molti protagonisti di quella fase non è che avessero grandi storie professionali al di fuori dell’impegno politico. In teoria, la regola dovrebbe applicarsi anche a Luigi Di Maio e quanti, loro malgrado, decisero di seguirlo nella devastante avventura di “Impegno Civico”. Repubblica fa sapere che l’ex ministro degli Esteri ha comunicato di non aver “ricevuto alcuna somma relativa al Tfr”, e che in ogni caso, quando questo avverrà “comunicherà le modalità con cui aiuterà la collettività”.

Sempre sul piano delle norme per regolare le finanze interne, sempre Repubblica spiega che al vaglio del gotha pentastellato ci sarebbe un nuovo meccanismo delle restituzioni. Cambierebbero i pesi: su 2500 euro, mentre prima 1000 euro andavano al partito e 1500 ad associazioni no profit o al microcredito, ora 2mila euro andrebbero al partito e 500 alle altre iniziative. In questo modo, si potrebbero finanziare iniziative di formazione politica.

Scrive Repubblica: “C'è chi dice: come la scuola di formazione battezzata prima delle elezioni da Conte e che, così aveva ventilato Grillo, potrebbe omaggiare di gettoni di presenza i grandi ex esclusi per la regola del doppio mandato, ingaggiati come insegnanti”. Sì, magari una lectio magistralis sui chip sottopelle dell’indimenticabile Carlo Sibilia. 

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