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“Istruzione senza merito”. Ma alla Camera crolla l'ultima trincea a sinistra

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Carlantonio Solimene
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La battaglia dell'opposizione contro l'inserimento della parola «merito» nel nome del ministero dell'Istruzione si infrange contro il voto della Camera, che ieri ha respinto tutti gli emendamenti presentati da Pd, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle, con l'apporto del Terzo Polo che ha deciso sulla questione di schierarsi con il centrodestra. La seduta a Montecitorio ha avuto anche un fuori programma a causa della proposta di modifica presentata da Riccardo Magi di Più Europa, che aveva chiesto l'inserimento nella denominazione del dicastero della parola «umiliazione», ironizzando sulla polemica provocata dall'uscita del ministro Giuseppe Valditara, che poi aveva fatto retromarcia. Un emendamento, quello di Magi, che la presidenza della Camera ha dichiarato inammissibile, provocando le proteste del deputato di Italia viva Roberto Giachetti. «Chi stabilisce cosa è ironia o no? Da domani, questa valutazione può essere fatta su qualunque cosa» ha detto Giachetti, «il presidente dell'Aula, in questo caso, ha un potere insindacabile, l'emendamento inammissibile non viene più messo in votazione. Si tratta di un tema molto delicato, sul quale bisognerebbe procedere con tutte le cautele del caso».

 

 

In quanto agli emendamenti bocciati, il responso dell'Aula non ha placato le proteste delle opposizioni. «Aggiungere la parola "merito" alla nominazione del ministero dell'Istruzione è una scelta ideologica e un pessimo segnale. La verità è che questo governo vuole dirottare gli investimenti sui territori più ricchi e sugli istituti frequentati dai ragazzi e dalle ragazze che vengono da famiglie benestanti» ha accusato Elisabetta Piccolotti dell'Alleanza Verdi Sinistra.

 

 

Mentre il Pd ha criticato anche l'eliminazione delle parole «transizione ecologica» dal ministero dell'Ambiente: «Quello che più ci preoccupa è che questo possa essere l'espediente per smontare il Piano nazionale di riprese e resilienza, perché sappiamo bene tutti che il 40 per cento delle risorse del Pnrr deve essere obbligatoriamente destinato a progetti e processi di transizione ecologica nelle sue varie declinazioni» ha polemizzato la vicepresidente del gruppo Dem Simona Bonafè. Mentre un'ulteriore convergenza tra Terzo Polo e maggioranza si è registrata sul ministero della Giustizia, con i «calendian-renziani» che hanno ritirato i propri emendamenti dopo che il governo ha deciso di farli propri con degli ordini del giorno.

 

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