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Burocrati, nomine e spoils system: così cambia il potere nelle stanze di Palazzo Chigi

Filippo Caleri
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Le grandi manovre dello spoils system a Palazzo Chigi (il cambio dei dirigenti sulla base delle indicazioni politiche del governo che si insedia) sono agli sgoccioli. I 45 giorni di legge previsti dal giuramento dei ministri per effettuare cambi scadono stamattina e l'organigramma dei grandi burocrati che guideranno la macchina dello Stato, trasferendo le decisioni della premier Meloni, ai ministeri e agli altri organi amministrativi, è quasi al completo. Secondo quanto risulta a Il Tempo, in una delle caselle più delicate per la gestione dei fondi statali ed europei Gilda Siniscalchi che è il capo di gabinetto del ministero degli affari europei e del Pnrr guidato da Raffaele Fitto, avrebbe ottenuto la nomina di Michele Palma a capo del Dipartimento delle politiche di coesione. Palma avrebbe così conquistato anche una promozione dal grado di direttore generale semplice a primo dirigente. Spostamento importante anche per Flavio Siniscalchi che, dal Dipartimento delle politiche antidroga raggiunge quello dello sport, e avrà come riferimento politico il ministro Andrea Abodi. A lasciargli il posto l'uscente Michele Sciscioli. Nel risiko di queste posizioni anche il cambio di poltrona per Paolo Molinari, dirigente di lungo corso della Presidenza del consiglio, che lascia il suo incarico al Dipartimento per i servizi strumentali a Pompeo Savarino, fino a oggi segretario generale del comune di Civitavecchia. Molinari, però, non esce di scena e verrà investito della responsabilità del Dipartimento per le politiche antidroga lasciato vacante da Siniscalchi.

 

 

Un nome di prestigio arriva al Dipartimento per le politiche europee, anche questo sotto la guida di Fitto. A guidarlo ci sarà Fabrizia Lapecorella, attuale direttore generale delle Finanze, che ha espresso la sua volontà di occuparsi della riforma del Patto di Stabilità europeo. Un argomento centrale a Bruxelles nei prossimi mesi e per il quale, Lapecorella, ha titoli e competenze in merito. Nomina «trasversale», invece, quella per il dipartimento delle riforme istituzionali al cui timone dovrebbe arrivare Gino Scaccia, professore universitario, già in quota M5s come capo di gabinetto del dicastero delle Infrastrutture guidato dall'allora ministro, Danilo Toninelli. Al coordinamento amministrativo fa il suo ingresso Elisa Grande, fino a oggi capo del dipartimento «Casa Italia» (che sarà soppresso). Incarico dal sapore riparatorio anche per Angelo Borrelli, ex capo della protezione civile durante la prima fase della pandemia, e messo in ombra nella seconda fase del Covid quando a combatterlo arrivò il generale Francesco Paolo Figliuolo. A Borrelli sarà assegnata la responsabilità di capo del Dipartimento della trasformazione digitale. In arrivo anche una nuova guida per il dipartimento del personale dato in gestione a Diana Agosti, moglie dell'ex presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà. Mentre Luigi Fiorentino, ex capo di gabinetto del ministero della ricerca universitaria, e anche lui considerato un delfino di Catricalà, arriva alla guida del dipartimento per l'informazione e l'editoria. Infine Roberto Catalano, che è già in organico della presidenza del consiglio, andrà a capo dell'ufficio di Bilancio e del riscontro della regolarità amministrativa e contabile.

 

 

Spostamenti, dunque, fine incarico, ma anche conferme. Come quelle per Paola d'Avena agli affari regionali e Laura Menicucci alle pari opportunità. Resta ancora un nodo importante. Quella del Dipartimento della programmazione economica di Palazzo Chigi snodo centrale dell'impiego dei fondi pubblici negli investimenti. Il sottosegretario di Palazzo Chigi con delega al Cipess, Alessandro Morelli, ha chiesto l'affidamento del Dipartimento a Bernardette Veca, che attualmente è direttore generale per lo sviluppo del territorio, la pianificazione e i progetti internazionali al ministero delle Infrastrutture e trasporti. Ma secondo quanto filtra dai palazzi del potere, il suo arrivo sarebbe osteggiato dagli alti dirigenti della struttura interna dello stesso dipartimento. E Veca sarebbe ancora ostaggio di un braccio di ferro tra politica e burocrazia.

 

 

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