grandi manovre
Lombardia, Renzi propone il ticket Moratti-Majorino. Poi l'affondo contro Conte
Matteo Renzi prosegue nel suo ruolo di grande artefice del destino politico del Paese. Questa volta riflettori puntati sulle elezioni regionali in Lombardia. «Lo sanno gli amici del Pd lombardo: se domani mattina, in un momento di rinsavimento complessivo, Majorino decide di fare il vice della Moratti, noi in Lombardia si vince e dopo 30 anni la Lombardia cambia colore. Io ci credo fino all’ultimo». Lo ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, aprendo i lavori dell’assemblea nazionale del partito al centro congressi MiCo di Milano. «Lo dico al sindaco di Milano», Giuseppe Sala, «di cui apprezzo la capacità amministrativa e un po' meno» la visione politica «come ha dimostrato alle ultime elezioni. Se vi fa schifo vincere e vi piace partecipare, cambiate nome al partito e chiamatelo Partito De Coubertin», ha aggiunto. «Abbiamo scelto - ha sottolineato Renzi - di candidare in Lazio e in Lombardia i due assessori regionali (Alessio D’Amato e Letizia Moratti, ndr). Direte voi: uno viene da sinistra e uno da destra. Ma il problema è da dove veniamo, dove vogliamo andare. Sia in Lazio sia in Lombardia si potrebbe persino vincere. Ditelo piano in Lombardia, perché l’allergia» del Pd nazionale «si è trasmessa per contagio al Pd lombardo. È evidente che Letizia Moratti non è espressione della cultura politica di sinistra. Ci siamo arrivati anche noi, non pensavamo a un’omonimia: sappiamo che ha preso le distanze dalla politica della Lega di Salvini e di Fontana» e che ha preso le distanze dalle prime mosse del governo Meloni sui medici no vax.
Poi arriva l'affondo nei confronti di Giuseppe Conte, reo del condono a Ischia. «Giuseppe "condono" Conte nega l’evidenza. Quando dici tutto e il contrario di tutto non sei solo inaffidabile, sei il nulla che avanza. Per noi lui non è un’ossessione, ma lui crede di diventare il leader della sinistra ascoltando Bettini - uno dei pochi che ancora l’ascolta - cerca di irretire il Pd che era con noi a combattere il condono e ora insegue Giuseppe "condono" Conte che quel condono l’ha fatto. È l’esatto simbolo di tutto quel che noi non vogliamo essere, noi dobbiamo essere l’esatto opposto di Conte: credere nei nostri valori e ideali, non cambiarli un giorno sì e l’altro pure».