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Emergenza migranti, Giorgia Meloni chiede all'Europa un Piano Mattei per l'Africa
«La nostra prosperità non è possibile se non c’è anche quella dei nostri vicini». Si può sintetizzare in questa frase, il principio che ha animato l’intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e chiuso l’edizione 2022 di Med Dialogues. Un discorso che ha fissato chiaramente la necessità di un approccio multilaterale alle grandi questioni che da decenni funestano il raggiungimento della pace e della prosperità in molti territori dell’area del cosiddetto «Mediterraneo allargato», senza dimenticare la scottante attualità delle ondate migratorie provenienti dall’Africa subsahariana e dei diritti civili negati.
Su entrambi i punti il premier ha incalzato le istituzioni europee, colpevoli a suo avviso di una certa latitanza ma lo ha fatto con toni concilianti e costruttivi. Sulla questione dei migranti, infatti, Meloni ha chiesto «più Europa sul fronte Sud», perché «da soli non possiamo gestire un flusso con dimensioni ormai ingestibili, occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di cooperazione multilaterale con un incisivo contrasto ai flussi illegali». Per arrivare a questo occorre «l’europeizzazione della gestione dei rimpatri» perché «il Mediterraneo ha bisogno di essere percepito prevalentemente come una comunità di destino, come luogo di incontro tra identità nazionali e non come un luogo di morte causata da trafficanti di vite umane. Noi chiediamo - ha aggiunto - che l’Europa rilanci una effettiva attuazione degli impegni presi da troppo tempo attraverso una cooperazione migratoria coi nostri partner dell’Africa e del Mediterraneo che devono essere maggiormente coinvolti nel contrasto al traffico di esseri umani». Quanto agli aspetti più generali della politica che il nostro governo ha intenzione di intraprendere coi Paesi mediterranei, il premier ha dichiarato che «l’Italia è fortemente impegnata a rafforzare il suo ruolo nel Mediterraneo» e che «una solida geopolitica del dialogo si può costruire e consolidare nell’area solo muovendo dalla consapevolezza delle nostre identità culturali e valoriali».
La proposta del presidente del Consiglio è di fare tesoro dell’approccio avuto in passato dal presidente dell’Eni Enrico Mattei: «Un "piano Mattei" per l’Africa, un approccio che non abbia una postura predatoria ma collaborativa, rispettosa dei reciproci interessi, fondata su uno sviluppo che sappia valorizzare le identità di ciascuno». In questo quadro, la piena stabilizzazione della Libia è una delle più urgenti priorità di politica estera anche per i riflessi sulle migrazioni. Solo un processo a guida libica - ha aggiunto il premier - con il sostegno dell’Onu, può portare a una soluzione".
Oltre alla questione immigrazione, la pace in aree come quella libica è necessaria per l’attualissimo problema dell’approvvigionamento energetico: "L’Italia è cerniera e ponte naturale energetico fra il Mediterraneo e l’Europa, in virtù di una posizione geostrategica particolare, delle sue infrastrutture e del prezioso contributo dato anche dalle proprie imprese. Il Mediterraneo allargato è la colonna della sicurezza energetica italiana". Proprio sulla questione energetica Meloni ha sottolineato che "è necessario dare un segnale forte dello spostamento del baricentro degli scambi energetici europei proprio verso il Mediterraneo e l’Italia vuole e può giocare un ruolo preminente in questa strategia. Ovviamente per questo sono fondamentali i finanziamenti europei", Per quanto riguarda la sicurezza internazionale, il premier ha osservato che il nostro Paese può rappresentare "una Nazione guida nella cooperazione, è il ruolo che il nostro governo vorrebbe dare a questa nazione. Un approccio che consentirebbe di contrastare più efficacemente il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area subsahariana". Chiudendo l’intervento, non è mancato da parte del premier un riferimento a quanto sta accadendo in Iran e altrove sul fronte dei diritti civili: "Nel Mediterraneo le donne e i giovani possono svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di società più coese e resilienti, e allora è necessario consentire loro di mettere a frutto la loro visione, la loro energia, rendendoli protagonisti del loro futuro, garantendo appieno i loro diritti. E allora non possiamo fingere di non vedere quanto sta avvenendo in questi mesi alle donne e ai giovani in Iran che stanno manifestando«.