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Lombardia, il Pd attacca Fontana sul Covid ma i sondaggi premiano il leghista
A dieci settimane dal voto si infiamma la campagna elettorale per le Regionali lombarde. Tema del contendere, la gestione dell'emergenza Covid nelle prime settimane della pandemia, nel febbraio 2020. L'edizione online del «Domani», infatti, ha pubblicato una mail scritta dal governatore il 28 febbraio in cui si chiedeva al governo il mantenimento di misure blande nel contenimento del virus, in particolare la conferma della «zona gialla», anziché «rossa», nella bergamasca, che presto sarebbe diventata l'«epicentro» della diffusione del Covid.
La mail, che fa parte degli atti dell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia per la quale si attende la chiusura delle indagini, ha provocato l'immediata presa di posizione del candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino. «Fontana ha colpevolmente giocato con la vita dei lombardi - ha detto l'eurodeputato del Pd - e si è dimostrato palesemente inadeguato nella gestione dell'emergenza, arrivando a minimizzare una situazione che era già fuori controllo».
Parole alle quali Fontana ha prontamento replicato: «Suona un po' strano come in quei giorni ci siano stati dei sindaci e ci sia stato il segretario del partito a cui appartiene Majorino, che invitava a bere gli aperitivi e andare a cena, a non spaventarsi, a continuare la propria vita come se niente fosse. Anche il commissario della Lega lombarda Fabrizio Cecchetti ha replicato a Majorino: «La sua miseria politica si commenta da sola: arriva a speculare sui morti della pandemia per la sua becera campagna elettorale», scrive Cecchetti sui social. «Ricordiamo a Majorino - ha continuato - che solo il governo ha il potere di istituire una zona rossa, avendo il controllo delle forze dell'ordine necessarie a sigillarne i confini territoriali, potere che la Regione non ha. E al governo c'erano Conte e i Cinque Stelle con il suo Pd».
La polemica è esplosa nello stesso giorno in cui è stato diffuso un sondaggio tutto sommato rassicurante per Fontana. Secondo una rilevazione di Winpoll svolta tra il 30 novembre e il 1° dicembre, il candidato del centrodestra si attesterebbe poco sopra il 42%. Notevole la performance di Letizia Moratti: la candidata civica, sostenuta dalla sua coalizione, supererebbe infatti il 27%, staccando secondo il sondaggio Pierfrancesco Majorino, l'uomo scelto dai dem, di quasi 7 punti percentuali (20,9%). Il M5S, ad ora senza candidato e senza alleanze, rimarrebbe fermo al 6,3. Nel caso in cui gli elettori grillini decidessero di appoggiare Majorino, solo il 39% di chi ha votato i pentastellati alle politiche sceglierebbe il candidato dem, il 24% voterebbe Moratti e un 28% non saprebbe ancora chi scegliere.
Residuale invece la quota ex pentastellata verso Fontana (5%). Sempre analizzando i flussi di voto, emerge che il 29% degli elettori dem voterebbero Letizia Moratti alle regionali, mentre solo il 44% degli elettori forzisti e il 59% degli elettori di Fratelli d'Italia, convergerebbe su Fontana. Proprio in questi due partiti la quota di elettori incerti è molto alta (32% e 37%) e secondo l'inchiesta «è lì che si giocherà la sfida».
Al momento, quindi, Fontana avrebbe una quindicina di punti di vantaggio rispetto alla rivale più accreditata. Un margine consistente anche se i consensi raccolti dal governatore uscente sono comunque inferiori a quelli raccolti al momento della prima elezione, nel 2018, quando ottenne il 49,8%, e alle percentuale raggiunta dal centrodestra alle recenti Politiche, quando in Lombardia la coalizione guidata da Giorgia Meloni arrivò al 50,6%. Un calo dovuto con ogni probabilità ai voti in uscita verso Moratti, la cui candidatura però sembrerebbe danneggiare molto di più il centrosinistra.
Su questo fronte, proseguono le interlocuzioni per cercare una convergenza con il Movimento 5 Stelle. L'altro ieri Majorino, in un'intervista all'Huffington Post, ha confermato che «la prossima settimana ci sarà un incontro con i 5 Stelle. Io non li inseguo, ma neanche li demonizzo. Si parlerà di contenuti e l'esito del confronto non è scontato». Ostacolo all'intesa anche il veto posto da +Europa, che ha tolto dal tavolo la possibilità di ritrovarsi in una coalizione con i grillini. Lo stesso Giuseppe Conte, dopo un'iniziale apertura di credito nei confronti del candidato Pd, ha poi frenato. Va detto che in Lombardia il Movimento non dispone di un elettorato decisivo ai fini del risultato. Ma la rinascita del «campo largo» abortito prima delle Politiche avrebbe un significato strategico anche sul piano nazionale.