Bonus di un miliardo per gli statali, frenata sul Pos
La Manovra targata Meloni si ricorda anche degli statali. Molti dei quali non hanno ancora ottenuto il rinnovo contrattuale. Così, nel testo che riporta anche l’indicazione delle risorse, c’è un miliardo di euro per il comparto pubblico da destinare, in attesa del rinnovo del contratto, ad una una tantum per i dipendenti nel 2023. Vista la scarsità di risorse su cui la legge di Bilancio si appoggia, i mille milioni serviranno a finanziare un emolumento accessorio da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell’1,5% dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza. Se i lavoratori godono, qualche delusione arriva alle donne vicine alla pensione. Opzione donna viene prorogata di un anno, ma non sarà più aperta a tutte le lavoratrici. La misura andrà solo alle categorie femminili più svantaggiate e con un innalzamento dell’età a 60 anni, che può essere ridotta in base al numero di figli, fino a un massimo di due. Il beneficio viene riconosciuto a chi assiste un coniuge o un parente con handicap; ha un’invalidità civile, superiore o uguale al 74%; sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con aperto un tavoli di crisi. Per queste ultime, la riduzione a 58 anni è a prescindere dai figli.
Arriva il dettaglio della norma sugli extraprofitti. Il prelievo sale al 50%, cambia veste e diventa «contributo di solidarietà» che riguarda 7mila aziende, con un incasso stimato di 2,56 miliardi. Confermato poi la crescita della soglia di fatturato della flat tax da 65 a 85mila euro, ma per il semaforo verde manca ancora l’ok di Bruxelles, presso cui pende la richiesta di deroga, presentata il 4 novembre. Arriva anche un fondo per il contrasto al consumo di suolo, finanziato con 160 milioni in 5 anni. Cambiano gli oneri di sistema, i balzelli che pesano sulla bolletta della luce. Su questa non saranno più caricate le spese per lo smantellamento del nucleare.
Nell’ottica di reperire risorse cruciali per allargare il campo degli interventi da finanziare salta anche InvestItalia, la cabina di regia a Palazzo Chigi sugli investimenti pubblici e privati creata dal governo Conte I, e parte una leggera sforbiciata alle spese per le intercettazioni e l’edilizia giudiziaria: dal 2023, le spese di giustizia per le intercettazioni e comunicazioni sono ridotte di 1,57 milioni l’anno. Economie più importanti arrivano dai tagli alle rivalutazioni delle pensioni. Il meccanismo di recupero del carovita, che resta al 100% fino a 2100 euro e poi scala fino al 35% oltre i 5.254 euro, garantirà nel 2023 risparmi di 2,1 miliardi al netto degli effetti fiscali. Un taglio molto ampio, rispetto a quella che è in realtà la spesa per le misure previdenziali previste in manovra che si compone tra incremento delle pensioni minime (210 milioni di euro), Quota 103 (571 milioni), proroga dell’Ape social (134 milioni), bonus Maroni (13,8 milioni) e Opzione donna. Il testo finale non è ancora pronto perché manca il via libera del Quirinale. L’esame, però, partirà da Montecitorio, dove venerdì è in calendario l’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. Già ieri però si è aperta una prima questione legata al venir meno delle multe per gli esercenti per i mancati pagamenti elettronici sotto i 60 euro, le prime versioni del testo avevano fissato la quota a 30 euro. Palazzo Chigi ha fatto sapere che è in corso una interlocuzione con la Commissione europea sulla revisione dell’obbligo per gli esercenti di far pagare con il Pos dei cui esiti si terrà conto durante l’iter della legge di bilancio.