il caso
Soumahoro, il Pd lo scarica: "Avevamo sollevato dubbi ma siamo stati ignorati"
Solo adesso il Partito democratico batte un colpo su Aboubakar Soumahoro, il "deputato con gli stivali" eletto con l'Alleanza Verdi-Sinistra finito al centro delle polemiche per le cooperative attive nell'accoglienza dei migranti gestite dai suoi familiari. In particolare la moglie Liliane Murekatete, consigliera d'amministrazione della coop Karibu, e la suocera Marie Therese Mukamitsindo, presidente della stessa Karibu e consigliera del consorzio Aid. Quest' ultima è indagata dalla Procura di Latina per malversazione.
Gli inquirenti vogliono capire se i fondi pubblici erogati dallo Stato e dagli enti locali per assistere gli immigrati siano serviti ad altri scopi. «Alcuni elementi di criticità e di opacità rispetto alle cose emerse circolavano anche in precedenza», svela Roberto Solomita, segretario dem a Modena, dove Soumahoro era candidato nel collegio uninominale come nome di punta di Verdi e Sinistra italiana in coalizione con il Pd. Il responsabile locale del partito di Enrico Letta aggiunge un particolare significativo: «Io ne ho parlato con il Pd e gli elementi sono stati portati all'attenzione. Nei pochi giorni che avevamo a disposizione prima delle elezioni abbiamo immaginato che le condizioni della candidatura fossero state verificate. Noi non abbiamo fatto un'indagine approfondita, ma abbiamo fatto presente ai responsabili del Pd che già circolavano cose sul conto di Soumahoro. Abbiamo semplicemente detto: "Gira questa roba qui, siamo proprio sicuri?". Ce lo avevano evidenziato in particolare anche alcuni rappresentanti dei sindacati confederali che con lui hanno rapporti più stretti. Questa vicenda è semplicemente lo specchio della gestione delle candidature nell'ultima tornata elettorale, che ha prodotto gli esiti cui abbiamo tutti assistito». Come sottolinea la Repubblica, Solomita vuole specificare che la scelta fu operata «dagli alleati di Sinistra Italiana e Verdi» e che non c'era alcuna riserva sulla figura di Soumahoro. I leader di Verdi e Sinistra italiana hanno sollecitato più volte Soumahoro ad incontrarli per fornire i dovuti chiarimenti. Il paladino dei braccianti ha sempre rimandato. Ieri, però, non ha potuto sottrarsi ulteriormente al confronto. Soumahoro, Bonelli e Fratoianni, infatti, si sono visti a Montecitorio, dove si trovavano per partecipare alla seduta pomeridiana della Camera. Il clima non era dei migliori. Dopo i lavori dell'Aula, i tre si sono riuniti negli uffici parlamentari per due ore, fino alle 21. Ma non è stato sufficiente.
I tre si rincontreranno oggi. Bonelli e Fratoianni sono rimasti molto irritati per il video pubblicato su Facebook alcuni giorni fa con cui Soumahoro, piangendo a dirotto, si scagliava contro chi lo «vuole morto». Un'iniziativa non concordata che non ha contribuito a fare chiarezza su quanto sta accadendo. Ha affermato che la consorte non lavora più alla Karibu da giugno scorso, quando invece almeno fino ad ottobre era ancora consigliera d'amministrazione. Ha detto anche di non avere mai avuto nulla a che fare con le due cooperative, quando invece alcuni operatori sociali hanno raccontato la sua presenza negli uffici della suocera. Negli stessi locali dove si trova la sua Lega dei braccianti, il sindacato con cui porta avanti le battaglie in difesa dei profughi sfruttati. Un movimento da sempre molto attivo nel Foggiano. Ed è proprio da San Severo in Puglia che arrivano le accuse della Caritas locale, secondo cui l'attività di Soumahoro «è solo virtuale». È bene ricordare che il deputato non è indagato. E che la sua versione merita di essere credute fino a prova contraria. Proprio per questo motivo Bonelli e Fratoianni non capiscono per quale motivo fino a ieri si sia sempre sottratto ad un incontro. «Siamo un'alleanza che fa del garantismo un principio importante - spiega il leader dei Verdi - Certo è che abbiamo detto che c'è una questione politica su cui Aboubakar deve delle spiegazioni non solo a noi ma anche a chi ci ha votato». Comunque, fa sapere Bonelli, non è prevista né la sospensione né l'espulsione dal partito.