la manovra
Manovra, la ricetta di Meloni per ridare forza e visione all'Italia
Dovrebbe approdare lunedì prossimo alla Camera la legge di bilancio, dando così il via alla sessione parlamentare sulla prima manovra del governo Meloni. La premier rivendica con orgoglio il lavoro fatto dall’esecutivo per una finanziaria “scritta in tempi record”, definita ancora una volta “coraggiosa e concreta”, che “bada al sodo” e “offre una visione sulle priorità economiche”. Priorità che la presidente del Consiglio mette in fila in un post social: “Favorire la crescita, aiutare i più fragili, investire nelle famiglie, accrescere la giustizia sociale, sostenere il nostro tessuto produttivo, scommettere sul futuro”. Per Meloni è questa “la ricetta per ridare forza e visione all'Italia”.
L'illustrazione del provvedimento e la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi parlamentari, a quanto si apprende da fonti di maggioranza, dovrebbe concludersi a Montecitorio entro il 2 dicembre. Dal 5 al 7 di dicembre la commissione Bilancio sarà impegnata sull'ammissione e la segnalazione delle proposte di modifica: l'intesa sarebbe quella di consentire un emendamento per deputato, quindi 400, suddivisi sul numero dei componenti dei gruppi. Dal 12 al 16 dicembre si entrerà poi nel vivo, con l'esame in commissione: al Parlamento, a quanto si apprende, dovrebbe essere garantito un 'tesoretto' per le modifiche. Dal 19 al 21 il testo è atteso in Aula, per il voto: entro il 23 dicembre, quindi prima di Natale, il voto degli ordini del giorno e la trasmissione in Senato dove l'esame 'lampo' deve concludersi entro il 31 dicembre, pena l'esercizio provvisorio. Tempi ridotti quindi, mentre aumentano le critiche.
Oltre all’opposizione, anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha espresso riserve parlando di una “legge di bilancio a tempo”, che “manca di visione”. L’opposto insomma di quanto sostenuto dalla Meloni. A replicare sono però sia Giancarlo Giorgetti che Giovanbattista Fazzolari. Per il titolare del Mef quelle del presidente di Confindustria sono critiche “legittime”. “Tutti possono criticare”, ammette prima però di aggiungere che “poi bisogna anche costruire”. Secondo il sottosegretario all’attuazione del programma, invece, “le imprese possono essere soddisfatte, nel complesso penso che siano state trattate molto bene”.
A dirsi soddisfatto è invece il vicepremier Matteo Salvini “perché abbiamo aumentato pensioni e stipendi". Non la pensa allo stesso modo il leader di Azione, Carlo Calenda, secondo il quale la finanziaria è “molto pericolosa per il Paese” e ha chiesto di incontrare Meloni “per aiutarla, non solo per contestarla”. Un richiesta che a sera viene accolta dalla premier che vedrà, secondo fonti della maggioranza, l'ex ministro la prossima settimana a palazzo Chigi. La Lega aveva promesso il superamento della Fornero e invece fa un intervento per 42mila persone che ci costerà alla fine della legislatura 3,5 miliardi”.A soffermarsi su Quota 103, tuttavia, è anche Maurizio Lupi che, in vista dell’approdo in Parlamento della manovra, suggerisce di non “disperdere” le risorse ma piuttosto di “concentrarle”.
“Con un programma che va attuato in cinque anni – è il ragionamento del leader di Noi moderati –, magari in questo primo anno possiamo aumentare ancora di più il sostegno alle imprese o alle pensioni minime. Mi domando quindi se per esempio Quota 103, riguardando una piccolissima platea di persone, sia fondamentale farla adesso o piuttosto programmarla nella prossima manovra. Forse è più efficace farla nel 2024, magari con una riforma complessiva del sistema pensionistico”. A guardare alle pensioni, stavolta a quelle minime, è pure Forza Italia. “Compatibilmente con lo stato della finanza pubblica proveremo ad alzare la soglia a 600 euro – annuncia il capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo –. Faremo tanti tentativi per migliorare la manovra”. Anche se il tempo stringe.