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Senza alleanze con la sinistra il Movimento Cinque Stelle vola al 20%. "Ci mangeremo il Pd"

Claudio Querques

Per decifrare il momento politico di un partito a volte si potrebbero interpretare le espressioni facciali. E chi ieri mattina avesse incrociato per sbaglio Giuseppe Conte impegnato nella consueta lettura della rassegna stampa non avrebbe avuto alcun dubbio.

L'acqua gli va per l'orto, come dicono a Roma. I sondaggi che già davano il grafico in crescita e in fase di sorpasso sul Pd ora puntano sempre più in alto. «Se restiamo all'opposizione e non facciamo alleanze con i dem nell'arco di qualche mese sfioreremo la soglia fatidica del 20%», ci si sfregava ieri le mani in via Campo Marzio. «Persino Cottarelli sul reddito di cittadinanza ora la pensa come noi», si compiaceva un altro autorevole esponente dell'«inner circle» mostrando un quotidiano che in prima pagina ieri ospitava un intervento dell'ex premier, «sembra di leggere il Fatto...».

  

 

Che il M5S sia stato confezionato per stare all'opposizione è un dato acclarato. «Dal primo giorno in cui sono andati al governo all'ultimo hanno perso i 2/3 dei consensi, passando dal 32% al 10%. È bastato tornare dall'altra parte del tavolo e sono balzati al 15%», ricorda Antonio Noto, uno che interpreta i dati e soprattutto fiuta gli umori. «Il M5S ha un bacino potenziale che potrebbe oscillare tra il 22% e il 25% - aggiunge il sondaggista- voti di chi si era allontanato e torna e voti di nuovi simpatizzanti pronti a premiare il posizionamento a sinistra. Molto dipenderà da cosa accadrà nel partito Democratico».

L'attenzione è tutta rivolta agli sviluppi della «Nazareno sit-commedy». Chi usciràvincente dall'ultima puntata. Se sarà Stefano Bonaccini, il presidente dell'Emilia-Romagna che non ha mai avuto troppo in simpatia i grillini. O se sarà la sua vice Elly Schlein, italiana con la doppia cittadinanza svizzera e statunitense. È una questione di feeling. Che cosa è meglio? Un Pd che guarda verso Calenda lasciando praterie a sinistra o una futura alleata? Sono questi gli interrogativi che agitano i contiani. Crescere. «Come ha fatto Giorgia», senza capitalizzare subito il consenso, o lavorare sin da adesso per le alleanze?


Una prima prova del fuoco si avrà con le elezioni amministrative in Lombardia e Lazio. Le scelte sono ancora in alto mare. «Preferiamo far precedere le proposte ai nomi», non si sbilancia la senatrice Alessandra Maiorino, che ha inaugurato proprio in questi giorni i «Cantieri di Idee» aperti alla società civile. Intanto sempre ieri, in via Campo Marzio, una delegazione dei 5Stelle guidata da Paola Taverna ha incontrato i rappresentanti di Alleanza Verdi-Sinistra, presenti oltre ai rosso-verdi, anche Liberare Roma-Sce, Pop, Demos, e Radicali. Saltata l'alleanza con il Pd perla Pisana si era pensato di convergere su Livio de Santoli, pro-rettore a La Sapienza. L'unico dei 15 «civici di alto profilo» nelle liste del M5S a non essere stato eletto perché, si fa mea culpa in via Campo Marzio, «candidato nel collegio uninominale sbagliato», per «un errore tecnico».

 

De Santoli è un ingegnere ambientalista sponsorizzato dall'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, noto anche per aver realizzato il gigantesco impianto solare sulla Sala Nervi, in Vaticano. Poi si è saputo che in passato ha collaborato con Alemanno e che non era del tutto contrario al termovalorizzatore e il suo nome è finito in stand-by. Diverso il discorso a Milano dove il Pd deludendo i moderati - proprio ieri la consigliera Elisabetta Strada ha deciso di passare con Letizia Moratti, lasciando la Lista civica Goriha scelto Pierfrancesco Majorino che ha connotati di sinistra. «Potrebbe anche andarci bene - dà il suo ok Marco Fumagalli, consigliere lombardo M5S - purché prenda anche lui le distanze dai termovalorizzatori». Ed ecco che, da Roma a Milano, torna la nuova e vecchia ossessione del popolo grillino.