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Matteo Renzi sul caso David Rossi: i magistrati che hanno indagato si devono vergognare
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Un fiume in piena. Che non solo non rinnega una sola sillaba tra quelle anticipate dal nostro giornale. Ma anzi le rilancia e offre nuovi dettagli. Matteo Renzi ha presentato nel capoluogo toscano, nel complesso di San Firenze (sede della Fondazione Zeffirelli) l'edizione aggiornata del suo libro, Il Mostro. In una sala stracolma di gente, ha raccontato alcuni interessanti passaggi del suo sforzo letterario. "Oggi sono qui per farvi conoscere questa nuova versione aggiornata de Il Mostro. Purtroppo il processo di mostrificazione che è stato fatto in questi anni è andato avanti. La vicenda David Rossi? È drammatica, sono già passati dieci anni. Nessuno si può permettere di giudicare, nessuno sa realmente cosa sia successo. Una cosa è certa: i magistrati che hanno fatto l'indagine si devono vergognare. Ciò che è successo a Siena è uno scandalo, la dimostrazione che ci sono tantissimi magistrati bravi e poi ce ne sono alcuni, uno l'ho conosciuto personalmente, il dottor Nastasi, che se va bene sono degli incapaci. Perché la loro capacità di gestire quell'indagine è scandalosamente vergognosa. Non si entra in un luogo del crimine, del delitto, del suicidio, non possiamo saperlo. E non si possono fare gli errori che sono stati fatti. Io ho la forza e il coraggio di dirlo perché non ho paura di nessuno". Nel libro vi è un capitolo dedicato a Nastasi? " Vi è una parte in cui parlo dei magistrati che si sono occupati della vicenda Open. Una questione che la Corte di Cassazione ha sostanzialmente disintegrato nell'ipotesi accusatoria. E poi ci sono tre magistrati. Uno si chiama Creazzo, faceva il procuratore capo a Firenze, adesso, dopo una vicenda incredibile di molestie sessuali ad una collega, si trova a Reggio Calabria a fare il sostituto per i minori. Uno si chiama Nastasi ed è quello della vicenda David Rossi e uno si chiama Luca Turco. Nel libro racconto come quest'ultimo non rispetta le sentenze della Cassazione. Così non va bene". (Christian Campigli)