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Lega, Luca Zaia difende l'autonomia regionale: non sarà una secessione per ricchi
Luca Zaia presenta il suo libro autobiografico e fa il punto su tutti i temi su cui si misurano le forze politiche in questi giorni: tasse, immigrazione, autonomia regionali e governo Meloni. «La Lega è antirazzista. Ed è antifascista. Il tema che poniamo sui migranti è un tema di coerenza, di rispetto della dignità umana e di legalità». Luca Zaia lo dice in un’intervista al "Corriere della Sera" presentando il suo libro autobiografico "I pessimisti non fanno fortuna". «Il Veneto è terra dove l’accoglienza è un faro, dove il modello di integrazione è sotto gli occhi di tutti ma è anche una comunità che chiede il rigoroso rispetto delle regole», aggiunge e invita tutti a non rassegnarsi all’emigrazione. «All’estero - spiega - i ragazzi devono andarci per scelta, non per necessità. Purtroppo, le politiche a favore dei giovani cozzano spesso con il consenso, in un Paese dove gran parte degli elettori sono adulti». E sui diritti, suggerisce la sua parte politica a non lasciare alla sinistra i temi dell’etica e del fine vita: «La politica deve tutelare la libera scelta, garantendo comunque ogni forma di sostegno sanitario, psicologico ed economico alle persone malate. Non dobbiamo giudicare, ma saper rispettare».
Il rapporto con Matteo Salvini, assicura, è tutt’altro che conflittuale e sull’autonomia dice: «È da sempre la ragione sociale della Lega. Finiamola con il definirla "secessione dei ricchi". Non toglie nulla a nessuno; avvicina le istituzioni alla gente». «Sono da sempre convinto che la Lega debba occupare il centro dello schieramento politico», insiste. Infine un passaggio su Giorgia Meloni? «Determinata, competente, cosciente della responsabilità che le abbiamo affidato. Siamo stati ministri insieme. È importante che ci sia una donna a Palazzo Chigi: è stato un percorso lungo, compiuto grazie a persone come Tina Anselmi, Nilde lotti, Rita Levi Montalcini. Giorgia Meloni ha una forte personalità. Il momento storico è, purtroppo, unico. Due cigni neri - il Covid e la guerra - richiedono scelte forti per tempi davvero complicati». La chiusura è proprio sul conflitto in Ucraina. Come se ne esce? «Tenendo duro sulle sanzioni. Continuando ad aiutare l’Ucraina, che altrimenti sarebbe schiacciata. Ma anche rilanciando l’azione diplomatica, oggi ancora insufficiente».