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Assemblea nazionale Pd col brivido: cos'è pronto a fare Letta. Dem nel caos

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Gianni Di Capua
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Cambia lo Statuto del Pd. L'Assemblea del Partito democratico convocata per questamattina in forma mista (in presenza e on line) avvia, di fatto, il congresso del Pd. Un appuntamento al quale si arriva dopo le tensioni degli ultimi giorni ma che vede reggere l'intesa politica raggiunta con la mediazione del segretario Enrico Letta. Sul tavolo resta come opzione principale per le primarie la data del 19 febbraio 2023, con una sforbiciata di quasi un mese sul programma iniziale. L'ordine del giorno della riunione, che si tiene «in parte in presenza e in parte da remoto per facilitare la partecipazione dei delegati», prevede: modifiche allo Statuto nazionale, inserimento della norma transitoria per l'avvio del procedimento congressuale; comitato costituente nazionale.

L'Assemblea mette mano all'articolo 12 dello Statuto, quello che prevede tempi, scadenze e regole per la scelta del nuovo segretario. Mentre è l'articolo 4 che individua i «soggetti fondamentali della vita democratica del Partito». Da queste modifiche dipende, tra l'altro, la reale possibilità per gli esterni, a partire da altre forze come Articolo 1, di prendere parte alla costituente dem. Una condizione fondamentale per consentire a Elly Schlein, non iscritta, di potersi candidare al congresso.

La riunione di oggi, che nel progetto iniziale doveva essere prettamente tecnica, sta registrando un certo numero di adesioni in presenza e quindi di interventi. Per questo il Pd ha dovuto cercare una location più spaziosa della sede nazionale per ospitare il Parlamentino dem: il palazzetto delle Carte geografiche. Il dibattito, infatti, potrebbe allargarsi ad altri temi. Come la petizione per l'anticipo del Congresso a gennaio che verrà presentata dalle firmatarie (oltre mille), come Alessandra Moretti e Alessia Morani: «Non esiste che la nuova leadership si manifesti a marzo», ha spiegato la Moretti. In Assemblea, tra gli altri, dovrebbe essere presentato anche un Odg «taglia correnti» sulla scia dell'appello presentato qualche giorno fa da Marianna Madia e Lia Quartapelle. Sullo sfondo, poi, restano le possibili dimissioni di Enrico Letta, che potrebbe lasciare qualora le due modifiche statutarie dovessero saltare. Per approvarle serve la maggioranza dei 2/3, ma per sabotare il congresso basterebbe farla mancare, inducendo così il segretario al passo d'addio che porterebbe alla nomina di un reggente e farebbe ripartire l'iter da capo: il congresso non si terrebbe prima di aprile. Ragione per lasciar supporre che in Assemblea alla fine le modifiche statutarie necessarie per avviare la fase costituente verranno approvate.

Sullo sfondo, il dibattito più acceso resta sempre quello sui nomi dei possibili candidati. «L'auspicio è che l'assemblea trovi una soluzione quanto più condivisa possibile sui tempi e sulle modalità» del congresso, ha detto Dario Nardella, che intanto ha già lanciato una assemblea per il 27 novembre. Elly Schlein, in una intervista a la Repubblica, ha dettato la sua «ricetta» per la sinistra, specificando che «i grandi cambiamenti non si muovono sulle spalle di traiettorie individuali». A Roma è atteso anche Stefano Bonaccini, reduce da un viaggio istituzionale in California. Ma ad agitare la vigilia dell'Assemblea dem c'è l'ipotesi di una candidatura del governatore di Vincenzo De Luca: «È molto probabile», ammette un big del Pd del Sud. Il governatore della Campania raccoglierebbe quell'area del Mezzogiorno capace di mettere insieme governatori, amministratori locali, parlamentari e dirigenti dem sia nazionali che locali, che in questi giorni aveva già battuto un colpo, manifestato insofferenza per un dibattito interno privo di parole chiare su temi come «la posizione internazionale del partito», «il Mezzogiorno» e «il Pd inteso come partito nazionale, non solo di una parte del Paese», spiega un dirigente di quest' area.

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