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Ong, il Pd si scandalizza ma le misure del governo erano già nel "codice" Minniti

Dario Martini
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La sinistra grida allo scandalo sulla gestione dell'emergenza migranti. La tesi è la seguente: le navi delle Ong devono poter entrare nei porti italiani senza ostacoli. E devono poter sbarcare tutti indiscriminatamente. Eppure, a varare per primo una stretta sulle imbarcazioni gestite dalle organizzazioni non governative è stato proprio il Pd. Era il 2017, quando l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti (quello dell'accordo con la Libia che prevedeva anche finanziamenti alla guardia costiera di quel Paese) varò una serie di misure molto stringenti. Il «codice Minniti», appunto.

Il piano che il governo Meloni vuole portare sul tavolo del Consiglio europeo ricalca proprio quelle regole di condotta, che negli anni sono state puntualmente disattese. Le nuove norme studiate dal Viminale intendono introdurre una maggiore responsabilità per lo Stato di bandiera delle navi che trasportano i migranti e mirano ad evitare che le Ong si tramutino in "taxi del mare". Proprio ciò che si era proposto di fare l'allora ministro dell'Interno del governo Gentiloni. A sottolineare l'ipocrisia del Pd è il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, intervenuto ieri in Aula dopo l'informativa di Piantedosi: «Marco Minniti era una bella mente. Uno buono ne avevate a sinistra e lo avete messo da parte. È una cosa drammatica per il Paese».

Ma cosa prevedeva nel dettaglio il codice Minniti? Innanzitutto, la sottoscrizione era volontaria. Anche se l'ultima clausola suonava come un avvertimento: «La mancata sottoscrizione di questo codice di condotta o l'inosservanza degli impegni in esso previsti può comportare l'adozione di misure da parte delle autorità italiane nei confronti delle relative navi». All'inizio ci fu una levata di scudi. Le Ong non volevano piegarsi. Poi, con il passare dei mesi, aderirono quasi tutte. Solo Medici senza frontiere restò fuori.

Gli «impegni» da osservare erano tredici: 1) Non entrare nelle acque territoriali libiche. 2) Non spegnere i segnali che permettono di geolocalizzare le navi. 3) Non comunicare o inviare segnali luminosi alle barche che trasportano i migranti. 4) Comunicare al competente centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) l'«idoneità tecnica» (equipaggiamento e addestramento del personale) a prestare soccorso. 5) Contattare le autorità del Paese competente e lo Stato di bandiera della nave 6) Aggiornare costantemente il Mrcc sull'andamento delle operazioni. 7) Non trasferire i migranti soccorsi su altre navi. 8) Tenere costantemente informate le autorità dello Stato di bandiera. 9) Eseguire le istruzioni del centro di coordinamento marittimo. 10) Ricevere a bordo i funzionari di polizia giudiziaria. 11) Comunicare tutte le fonti di finanziamento. 12) Cooperare con l'autorità di pubblica sicurezza per il luogo di sbarco. 13) Una volta soccorsi i migranti, recuperare per quanto possibile i barconi o parti di essi. Intervenuto ieri a Tagadà, su La7, Minniti ha ricordato che il codice che portava il suo nome non era altro che un «patto volontario proposto dai 27 Paesi europei e firmato assieme alle Ong». L'ex ministro si è rivolto anche al governo: «Con le Ong non si può intervenire per decreto legge, proprio perché sono organizzazioni umanitarie. Bisogna dialogare». Nei prossimi giorni si vedrà se ci sarà disponibilità ad ascoltare. 

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