Lazio, Zingaretti ufficializza la (nuova) spaccatura Pd-M5S E sul termovalorizzatore...
La (nuova) spaccatura tra Pd e M5S ufficializzata in diretta tv da Giuseppe Conte dal quartier generale di Campo Marzio, si materializza plasticamente meno di 24 ore dopo al Tempo di Adriano. Nicola Zingaretti è lì per presentare il rapporto di fine mandato e la sua giunta è lì al gran completo (in prima fila Alessio D'Amato, assessore alla Sanità e candidato alla sua successione) eccezion fatta per le componenti pentastellate, Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Quest'ultima arriverà a presentazione ultimata, e anche se l'ex segretario Pd prova a minimizzare ("Non creiamo casi che non ci sono, sino alle 4 del mattino abbiamo lavorato insieme"), il dato politico resta. Zingaretti, infatti, non può fare a meno di ufficializzare la rottura: "Ho ascoltato la conferenza stampa, Conte rompe l'alleanza che governa il Lazio senza motivo perché la Regione non ha mai autorizzato e non autorizzerà l'inceneritore".
Il governatore del Lazio parla chiaro agli 'ex' alleati ma prova a restare ottimista: "Io non ho il compito di costruire l'alleanza futura ma sono un costruttore di unità e faccio un appello alle altre forze perché credo che noi possiamo vincere le elezioni regionali". Anche senza i Cinquestelle? "Ma certo", la risposta. Ricomporre il campo appare difficile ormai anche a Lombardi, che in questi anni lo ha costruito in prima persona anche andando contro l'anima pentastellata più 'purista'. "La stessa cosa che è accaduta su Roma, e che ci ha portato ad andare divisi, avverrà anche nel Lazio, se non ci sarà un passo di lato, non indietro" sull'inceneritore, ammette. A provare a ricomporre sono invece Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: "Sarebbe imperdonabile replicare lo schema delle Politiche, significherebbe consegnare il Lazio alla destra".
I leader dell'alleanza verdi-sinistra, in realtà, condividono le condizioni programmatiche avanzate da Giuseppe Conte. "Noi siamo contrari all'inceneritore, è una tecnologia assolutamente superata", dice chiaro Bonelli che però invita tutti alla "responsabilità" e invita chi già vede i rosso-verdi alleati al M5S a non trarre conclusioni: "Nulla è scontato", taglia corto.
La via d'uscita, però, ancora non c'è. "L'alleanza più larga a questo punto potrebbe riunirsi attorno al nome di D'Amato", ragionano i dem e non è un caso che dall'uomo macchina della sanità laziale arrivino parole dure nei confronti del M5S e dell'assenza di Lombardi e Corrado. "È uno sgarbo istituzionale che segna una rottura definitiva", taglia corto.
Domani D'Amato sarà alle 17.30 al teatro Brancaccio al grido di 'Si può fare 2023' e sono in tanti a guardare con attenzioni a quante 'anime' dem saranno presenti in platea. Alla sua candidatura si potrebbe arrivare attraverso le primarie, opzione che Daniele Leodori e Marta Bonafoni, gli altri esponenti dem sin qui in campo, valutano come positiva.
Anche in Lombardia si potrebbe arrivare ai gazebo (già in campo nel caso Vittorio Agnoletto e di Piefrancesco Majorino) anche se, ammette chi lavora al dossier, "ancora forte" è il pressing su Giuliano Pisapia, che potrebbe mettere insieme tante anime nel centrosinistra. Tra i nomi forti ancora il campo c'è anche quello del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, mentre i dem nessuno crede alla possibilità che alla fine la spunti Letizia Moratti. "L'endorsement arrivato da Luigi Zanda? La bellezza di essere un partito plurale, nulla più".
La conferma della candidatura di Attilio Fontana da parte dei leader del centrodestra, poi, per i dem costituisce un'opportunità in più nelle possibilità di dialogo con il terzo polo: "Abbiamo fatto opposizione insieme per cinque anni in Lombardia, abbiamo fatto ostruzionismo contro la riforma della sanità trargata Moratti e in ogni caso guardando gli ultimi sondaggi anche i centristi non sembrano più tanto sicuri di vincere, né di arrivare secondi. E chi arriva terzo non porta nemmeno il candidato presidente in Consiglio regionale".
La prossima settimana, intanto, l'assemblea regionale dovrebbe approvare la modifica alla legge elettorale che affida al Governatore e non al prefetto la possibilità di stabilire quando svolgere le elezioni regionali, che potrebbero svolgersi o insieme al lazio nello slot 5-12 febbraio, o alla scadenza naturale del mandato di Attilio Fontana o a maggio in un eventuale election day con le Amministrative.
Il dibattito sulle alleanze per le Regionali, in ogni caso, di fatto anticipa quello per il congresso e c'è chi non escludi scenari dai quali non si torna indietro: "Credo che se noi non troviamo una base comune di valori tra posizioni diverse che in questi anni si sono manifestate nel nostro partito noi possiamo anche rischiare una scissione", ammette Dario Nardella. E nessuno, né tra i riformisti che apprezzano Calenda e Renzi, né tra la sinistra che ancora spera in un dialogo con Conte, se la sente di smentire.