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La lite a sinistra nel Lazio fa felice il centrodestra. Che ha già il candidato

Arnaldo Magro
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Non ha nulla contro Alessio D'Amato ma se dipendesse da lui ne «porterebbe» anche volentieri un altro. Nicola Zingaretti prova a sgomberare il campo dagli equivoci, legati all'assessore della sanità. «L'ho scelto io dieci anni fa, figuriamoci se non mi piace» sembra dirlo però, senza troppa convinzione. Sono in molti a ritenere D'Amato il miglior candidato del centrosinistra. Ma vi è un problema. E di non poco conto. Pare che D'Amato non risponda pedissequamente ai vertici del Pd laziale. Che non faccia parte di quella corrente che risulta invece oggi predominante. Che piaccia alla base riformista ma non a quella della Margherita, per intenderci. E questo è un problema. Un personaggio, che fa di testa sua insomma. Non a caso pare esser stimato financo da una parte del centrodestra.

 

 

L'endorsement di Carlo Calenda, prospettico di quel fallimentare campo largo, sembra aver innervosito ulteriormente i vertici dem. Bisognerà far convergere anche i Cinque Stelle su quel nome. E questo è un problema ulteriore. I grillini di nuovo corso, mal digeriscono quel ruolo di subalternità nei confronti del Pd ed intendono spendersi un nome loro. Dopo l'esperienza della sindaca, vorrebbero ora riprovarci anche in Regione. Vogliono trattare da pari insomma. Le trattative si fanno sempre più serrate e le possibili divisioni si fanno ancor più concrete. Un vento caldo di scirocco tutta questa situazione per il centrodestra. Che forte delle politiche, punta a riprendersi la Regione dopo un decennio sinistro. Il candidato c'è ma rimane coperto. E si gode lo spettacolo.

 

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