emergenza ospedali
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci: più soldi ai medici di pronto soccorso
Emergenza sanità. Il neo-ministro della salute, Orazio Schillaci, fa il punto sulle necessità di un settore delicato ma sempre cronicamente in affanno. Intervistato dal Corriere della Sera, Schillaci, in merito alla carenza di personale medico negli ospedali e in particolare nella Medicina d’urgenza dove nelle Scuole di Specialità i posti restano scoperti perché li scelgono in pochi, sottolinea la necessità di «un tavolo con il ministero dell’Università. Purtroppo - argomenta il ministro - alcune specialità, e sono quelle di cui c’è più bisogno, hanno meno appeal di altre per i giovani medici anche perché danno meno possibilità di lavorare nel privato. II problema è legato anche agli stipendi: io credo sia giusto, per esempio, per il Pronto soccorso andare a identificare indennità per incentivare i giovani a scegliere la Medicina d’urgenza. Aumentargli lo stipendio è l’impegno che mi assumo».
Vale anche per gli altri medici, però, che sono i peggio pagati d’Europa. È un problema di budget? «Sì, è così», risponde Schillaci. Però poi bisogna arruolare i medici a gettone pagati 1.200-1.600 euro a turno. Non possiamo - chiede il Corriere - usare questi soldi per aumentare lo stipendio degli specialisti già assunti che sono anche più preparati? «Sono d’accordo. È allucinante pensare che medici esterni reclutati al bisogno vengano pagati da 2 a 5 volte in più dei colleghi assunti. È inaccettabile e il problema va risolto rapidamente». «Io credo - afferma Schillaci - che bisogna ribadire l’importanza del sistema pubblico. Serve una migliore organizzazione, i medici se ne vanno anche per questo e ogni azione deve essere sempre nell’interesse del paziente. È un impegno che sicuramente perseguirò».
Per quanto riguarda i medici no vax, quella del reintegro «è una decisione che ho preso perché le altre categorie professionali che non si erano immunizzate sono state riammesse il 15 giugno. Poi oggi lo scenario è completamente diverso e c’è una grave carenza di organico e saranno comunque le singole direzioni sanitarie a decidere dove potranno andare a lavorare i medici reintegrati».