Lombardia, Letizia Moratti si dimette da vicepresidente e assessore
Un'intricata matassa. Che solo ad una lettura veloce e molto superficiale può apparire confinata a questioni squisitamente locali. Una vicenda che, al contrario, apre scenari di nuove tensioni all'interno del centrodestra. Questa mattina Letizia Moratti ha ufficializzato le proprie dimissioni con una nota diffusa dalle principali agenzie di stampa. “Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il Presidente Attilio Fontana, annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia. Per rispetto dei cittadini - spiega - con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l'esito delle elezioni politiche e la formazione del nuovo Governo per rendere nota la mia posizione”.
Moratti, è bene ricordarlo, aveva preso il posto di Giulio Gallera, considerato uno dei principali motivi del disastro lombardo nella prima fase dell'emergenza Covid. Moratti, non è un mistero per nessuno, avrebbe voluto candidarsi come governatore alle prossime elezioni regionali. Più volte ha fatto intendere che vi fosse una sorta di accordo per una staffetta con Attilio Fontana. Una versione che il leghista ha sempre smentito con forza.
La questione diventa nazionale per evidenti motivi legati ai fragili equilibri interni ai moderati. Salvini, che da sempre, persino nei momenti più bui (basti ricordare l'immagine dei blindati che portavano via le bare da Bergamo) ha sempre difeso l'ex sindaco di Varese, ha chiesto espressamente il sostegno a Silvio Berlusconi, molto vicino a Moratti.
Quest'ultima non lesina critiche anche a Giorgia Meloni e alla posizione assunta sul Covid dal nuovo governo. “Prendo positivamente atto che la linea da me stabilita per i cittadini lombardi è stata quella di seguire il parere degli esperti della Cabina di Regia lombarda che ho attivato sull'obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall'altra, registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull'importanza dei vaccini. Si tratta di tre esempi, emblematici di una diversa impostazione politica in questo ambito”. Una tempesta che, da Milano, potrebbe presto giungere fino a Roma.