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Rave party, il Viminale smentisce le criticità: “Nessuna lesione dei diritti”. Furia di Conte
Il mondo della politica continua a discutere della norma sui rave party. Fonti del Viminale fanno sapere che “la norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche. Una norma che non lede in alcun modo - si precisa ancora - il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni”.
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A scagliarsi contro la decisione del governo Meloni sono in particolare Carlo Calenda e Giuseppe Conte. “Sono decisamente contrario ai Rave illegali, ma una nuova fattispecie di reato si scrive ponderandola bene, non così a cavolo per fare ’la durà. È la differenza tra partecipare ad un talk show e stare al Governo” le parole su del leader di Azione.
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Più duro il numero uno del Movimento 5 Stelle: “Una norma da Stato di Polizia. Nel decreto-legge adottato ieri dal Governo compare una nuova fattispecie di reato. Premetto che io stesso, nel mio post di ieri avevo aperto ad ‘azioni mirate a maggiore prevenzione e contrasto dell’illegalità’ per contrastare raduni che creano, oggettivamente, problemi di ordine pubblico e sicurezza, anche a garanzia dell’incolumità degli stessi partecipanti. Ma il modo con cui si è intervenuti è raccapricciante. Viene punito, sino a 6 anni, chi promuove, ma anche chi partecipa a un raduno che comporti invasione di edifici o terreni e coinvolga un numero superiore a 50 persone e dal quale può derivare un pericolo per l’incolumità pubblica o la salute pubblica. La punizione - dice ancora Conte - è del tutto abnorme. Il Governo dimostra la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico”.