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Governo, la maggioranza al Senato è risicata. Pronta la stampella di Renzi
Un equilibrio precario. Soprattutto per chi si sta giocando la partita della vita e vuol far coincidere la durata del governo con quella della legislatura. La partita dei sottosegretari e dei vice ministri rischia di lasciare notevoli strascichi all'interno della maggioranza. Due, almeno, i principali motivi. Giorgia Meloni ha scelto nove ministri che sono, al tempo stesso, senatori. A questi vanno aggiunti dieci sottosegretari. Un'opzione coraggiosa, dettata sia dalla qualità dei nomi selezionati, sia dalle mille pretese da parte degli alleati (Forza Italia in primis). Una valutazione che però fa abbassare l'asticella dei voti sempre fruibili nella Camera Alta del nostro Parlamento. In particolar modo all'interno delle Commissioni, i cui presidenti verranno scelti al termine della prossima settimana.
Un clamoroso errore di valutazione, la voglia di convivere col brivido prima dell'approvazione di ogni singolo provvedimento e, più semplicemente, la consapevolezza che presto entrerà un altro soggetto nella maggioranza? Ieri i rumors su quest'ultima, clamorosa ipotesi, si sono moltiplicati all'impazzata. Inutile sottolineare come la stampella dell'esecutivo Meloni sarebbe rappresentata dal Terzo Polo. Matteo Renzi, durante il dibattito sulla fiducia, aveva mostrato, soprattutto sulle riforme costituzionali in senso semi presidenzialista, una buona dose di aperture. Oggi questa nuova, incredibile ipotesi. Che, ben intenso, renderebbe assai più fluido il lavoro del parlamento. E della maggioranza. Non vi sarebbe l'ansia degli assenti per un raffreddore, del voto dei senatori a vita o di certi, possibili sgambetti interni ai moderati.
Vi è poi una questione di rappresentanza territoriale. La scelta dei sottosegretari non è stata, ad esempio, particolarmente apprezzata dal fiorentino Gabriele Toccafondi (Italia Viva). “Un governo che non ama la Toscana, almeno i toscani non li ama al governo, visto che tra ministri, viceministri e sottosegretari, solo due su settanta sono toscani e non sono né ministri, né vice. Fa riflettere in particolare la scelta di Forza Italia, dove gli i toscani, ovvero i moderati nel centrodestra, semplicemente spariscono da incarichi di governo, parlamentari o di partito”.