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Governo, "risposte immediate". Covid, giustizia e norme anti-rave in Cdm

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Dare segnali di «discontinuità» ma anche «risposte immediate» alle emergenze che attanagliano gli italiani, a partire dal caro-bollette. «Non c’è più tempo da perdere» è il leit motiv di Giorgia Meloni, che inizierà a concretizzarsi da domani, con il primo ’vero' Consiglio dei ministri operativo - convocato alle 13, un’ora dopo rispetto a quanto annunciato ieri da palazzo Chigi - che adotterà i primi provvedimenti su carceri, giustizia e Covid (oltre alla stretta anti rave party annunciata oggi dal ministro dell’Interno Piantedosi). Un’operatività che deve necessariamente passare, tuttavia, dal completamento della squadra di governo, e cioè con la nomina dei vice ministri e dei sottosegretari.

 

In parallelo continua l’attivismo del vice premier e ministro delle Infrastrutture leghista Matteo Salvini, che annuncia un vertice per martedì con i governatori di Sicilia e Calabria al dicastero di Porta Pia dedicato al Ponte sullo Stretto. Mentre le opposizioni tornano ad attaccare sul fronte Ucraina, dopo le nuove dichiarazioni di Silvio Berlusconi su Zelensky («Con miliardi per la ricostruzione e niente armi tratterebbe», le parole del leader FI contenute nelle anticipazioni del libro di Bruno Vespa). Sui ruoli di sottogoverno «è normale che ci siano personalismi, spinte per entrare nel governo. Succede in tutti gli esecutivi e in tutti i partiti. Siamo ai dettagli. Lunedì chiudiamo, dobbiamo solo risolvere alcune ultime questioni», assicura il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Non tutti i pezzi del puzzle, però, sono ancora al loro posto.

 

Le grane maggiori si registrano in Forza Italia, dove scoppia il caso di Giuseppe Mangialavori. Dopo articoli di stampa che gettano ombre di ’ndrangheta sul suo nome, gli azzurri fanno quadrato e insistono su un ruolo da sottosegretario per il deputato calabrese, in pista per le Infrastrutture. «Non permetteremo che la macchina del fango, messa ancora una volta in moto a orologeria, possa sporcare l’immagine della nostra Regione» insorge il governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Mentre per il vice presidente della Camera, Giorgio Mulè, «saremmo all’anno zero della politica se nella scelta dei sottosegretari dovesse esserci un problema, addirittura, come riportano alcuni giornali, un veto o un ’no', nei confronti dell’onorevole Giuseppe Mangialavori, che non è stato né condannato, né imputato, né indagato, né raggiunto da alcun avviso di garanzia».

Per aumentare sia la quota Sud sia quella rosa nell’esecutivo, tra i sottosegretari in quota Forza Italia dovrebbe entrare Matilde Siracusano (al Mare o alla Cultura). In pole anche Alberto Barachini (Editoria), Valentino Valentini (Mise), Francesco Paolo Sisto (Giustizia), Paolo Barelli (Interno), Andrea Mandelli (Salute) e Deborah Bergamini (Rapporti con il Parlamento). La Lega punta su Edoardo Rixi alle Infrastrutture, Claudio Durigon al Lavoro, Lucia Borgonzoni alla Cultura, Federico Freni al Mef, Giuseppina Castiello al Sud, Vannia Gava all’Ambiente e Nicola Molteni all’Interno.

 

Tra i centristi il favorito per un ruolo è l’ex sottosegretario Andrea Costa. Quanto a Fratelli d’Italia, oltre al fedelissimo della premier Giovanbattista Fazzolari (come sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’attuazione del programma), tra i più quotati ci sono Wanda Ferro (Interno), Edmondo Cirielli (Esteri), Federico Mollicone (Cultura), Isabella Rauti (Difesa), Andrea Delmastro Delle Vedove (Giustizia), Alessio Butti (Innovazione tecnologica), Maurizio Leo (come vice ministro dell’Economia), Paola Frassinetti (Istruzione), Marcello Gemmato (Salute) e Galeazzo Bignami (Mise). Chiusa questa partita si aprirà quella dei presidenti della commissioni parlamentari, fondamentali per avviare i lavori sulla manovra. Si parte dalla Camera, dove tra i favoriti per la guida della commissione Bilancio c’è Giulio Tremonti. 

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