dopo la pandemia
Covid, il ministro Schillaci dice no alle mascherine negli ospedali e al bollettino quotidiano
Giù la mascherina anche negli ospedali e nelle Rsa. Dopodomani scadrà l’ordinanza sull’obbligo di indossare il dispositivo di protezione individuale nei nosocomi e nelle residenze sanitarie assistenziali e il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, sembrerebbe propenso a non reiterare il provvedimento. Per ora non è stata ancora presa nessuna decisione ufficiale: al Ministero si stanno valutando, infatti, i vari pareri degli esperti. Però la linea indicata ieri dal neo-ministro è improntata «verso un progressivo ritorno alla normalità: dal Bollettino settimanale dei dati» al posto di quello quotidiano attuale fino al ritorno in servizio di medici e infermieri non in regola con l’obbligo vaccinale. È «in via di definizione il reintegro in servizio del personale sanitario sospeso», annuncia il nuovo responsabile del dicastero. Propenso a richiamare anticipatamente «il personale sanitario soggetto a procedimenti di sospensione per inadempienza all’obbligo vaccinale e l’annullamento delle multe previste dal dl 44/21, in vista della scadenza al prossimo 31 dicembre delle disposizioni in vigore e della preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali». È già «in via di definizione un provvedimento che consentirà il reintegro in servizio del suddetto personale prima del termine di scadenza della sospensione».
I medici sospesi attualmente per inadempienza dell’obbligo vaccinale sono circa 3.400. È il dato più aggiornato, risalente al 20 settembre, in possesso della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), secondo cui a quella data i medici e odontoiatri sospesi erano 3.394, lo 0,7% dei 472.981 iscritti agli Albi, mentre erano 4.432 il 23 luglio scorso. Torneranno a indossare anticipatamente il camice bianco anche perché, «a sei mesi dalla sospensione dello stato d’emergenza e in considerazione dell’andamento del contagio da Covid-19», il ministro Schillaci ritiene «opportuno avviare un progressivo ritorno alla normalità nelle attività e nei comportamenti, ispirati a criteri di responsabilità e rispetto delle norme vigenti. Pertanto - conclude l’ex rettore dell’Università romana Tor Vergata - anche in base alle indicazioni prevalenti in ambito medico e scientifico, si procederà alla sospensione della pubblicazione giornaliera del bollettino dei dati relativi alla diffusione dell’epidemia, ai ricoveri e ai decessi, che sarà ora reso noto con cadenza settimanale, fatta salva la possibilità per le autorità competenti di acquisire in qualsiasi momento le informazioni necessarie al controllo della situazione e all’adozione dei provvedimenti del caso».
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Si archivia così, anche simbolicamente, un’epoca durata 2 anni e mezzo con l’appuntamento quotidiano degli italiani con le tabelle sui numeri dei contagi nelle 24 ore precedenti, suddivisi per Regioni. Una storia iniziata il 23 febbraio 2020: solo due giorni prima, da Codogno, era arrivata la notizia del primo contagio interno di Covid in Italia, il «paziente 1» Mattia Maestri.
L’Ordine dei medici accoglie favorevolmente sia lo stop ai bollettini Covid quotidiani che l’anticipo del reintegro dei sanitari sospesi per inadempienza dell’obbligo vaccinale: «Mi pare che il ministro - spiega il presidente Filippo Anelli - abbia un’idea caratterizzata dal senso di responsabilità e da un ragionamento che tiene conto dell'andamento della pandemia. Si va verso una gestione ordinaria, di normalizzazione, e in questo senso rendere il bollettino settimanale mi pare coerente».
Ma il Quirinale richiama alla prudenza: “Dopo oltre due anni e mezzo di pandemia non possiamo ancora proclamare la vittoria finale sul Covid-19. Dobbiamo ancora far uso di responsabilità e precauzione. La Sanità pubblica- ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla Celebrazione de "I Giorni della Ricerca" - ha il compito di mantenere alta la sicurezza soprattutto dei più fragili, dei più anziani, di coloro che soffrono per patologie pregresse. Tuttavia sentiamo che il periodo più drammatico è alle nostre spalle».