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Governo, linea dura di Meloni sulla Giustizia. I mafiosi restano in carcere

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Da una parte il tema della composizione della squadra dei sottosegretari, partita che la premier Giorgia Meloni punta a chiudere entro lunedì 31 ottobre; dall’altra i provvedimenti, su giustizia e salute, che saranno all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri in programma proprio lunedì alle ore 12. In vista del Cdm la titolare del governo oggi ha fatto il punto della situazione con alcuni dei suoi ministri.

La giornata di Meloni è iniziata con il tributo all’Altare della Patria, dove questa mattina la premier si è recata per deporre una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto - atto di omaggio dopo l’assunzione della carica di Presidente del Consiglio. Dopo la cerimonia la numero uno di Fratelli d’Italia ha raggiunto Palazzo Chigi, avviando una serie di riunioni con i collaboratori e con alcuni membri del governo, tra cui il ministro della Salute Orazio Schillaci e quello dell’Interno Matteo Piantedosi. Riguarderanno la giustizia i primi due provvedimenti sul tavolo del Cdm di lunedì. Al primo punto, un decreto legge per mantenere il cosiddetto ’ergastolo ostativò, considerato dal governo Meloni "uno strumento essenziale" nel contrasto alla criminalità organizzata. Un provvedimento, sottolineano fonti di Palazzo Chigi, "prioritario" e diventato "urgente" alla luce dell’udienza della Corte Costituzionale fissata per l’8 novembre. Il testo in esame ricalca il ddl già approvato nella passata legislatura dalla Camera e punta a evitare le scarcerazioni facili dei mafiosi, consentendo l’accesso ai benefici penitenziari al condannato che abbia dimostrato "una condotta risarcitoria" e "la cessazione dei suoi collegamenti" con la criminalità organizzata. "Una corsa contro il tempo - è il ragionamento del governo - per garantire sicurezza sociale" e impedire che il detenuto lasci il carcere "pur in costanza del vincolo associativo". Sempre sul tema della giustizia, il Consiglio dei ministri affronterà il rinvio al 30 dicembre 2022 dell’entrata in vigore di alcune disposizioni della riforma Cartabia, "raccogliendo le criticità già emerse nel dibattito parlamentare e che sono state confermate in questi giorni dagli operatori del diritto con una lettera al ministro della Giustizia", spiegano sempre fonti della Presidenza del Consiglio, rimarcando come il provvedimento intenda "rispettare le scadenze del Pnrr" e "consentire la necessaria organizzazione degli uffici giudiziari".

Anche la salute sarà al centro di uno dei provvedimenti al vaglio dell’esecutivo. Il Cdm infatti si appresta ad approvare l’anticipo al 1° novembre della scadenza dell’obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria e lo stop alle sanzioni per chi non ha rispettato l’obbligo. Con questa norma - il ragionamento di Palazzo Chigi - il governo vuole "dare seguito all’indicazione tracciata dal Presidente Meloni nelle sue dichiarazioni programmatiche rese in Parlamento" e segnare così "un primo atto di discontinuità, rispetto ai precedenti esecutivi, nella gestione della pandemia da Covid-19". Sia Lega che Fratelli d’Italia plaudono alle scelte del governo in materia di giustizia. "Bene, anche sulla giustizia finalmente si cambia, avanti così", commenta il vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini, con particolare riferimento alla conferma dell’ergastolo ostativo. "Il segnale del Consiglio dei ministri è chiaro: tutto quello che si può fare per mantenere il carcere duro si farà", afferma invece il deputato e responsabile Giustizia di Fdi Andrea Delmastro, in pole per un posto da sottosegretario a Via Arenula. Arrivano critiche invece dall’opposizione, in particolare dal Pd. Per Anna Rossomando, responsabile Giustizia dem, le "fondamentali riforme della giustizia approvate nella scorsa legislatura" devono essere "attuate e non possono assolutamente essere rinviate". Il Nazareno, inoltre, chiede al Guardasigilli Nordio di convocare nella prima data utile i capigruppo di tutte le forze politiche "per concordare corsie preferenziali per una migliore attuazione delle riforme". Sempre il Pd con Andrea Orlando stronca l’approccio dell’esecutivo alla gestione della pandemia: "Il governo attraverso segnali eloquenti sta cambiando profondamente la linea di contrasto al Covid. I tecnici e le organizzazioni internazionali dicono che la pandemia non è finita. Il governo ha altri dati? Li renda pubblici", l’invito dell’ex ministro dem.

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