Sondaggio Mentana: vola FdI, giù Forza Italia. "Il rischio per il governo Meloni..."
Alla vigilia del voto di fiducia della Camera sul governo di Giorgia Meloni non si ferma la corsa di Fratelli d'Italia nei sondaggi. Secondo la rilevazione dell'istituto Swg presentata da Enrico di Mentana al Tg La7 di lunedì 24 ottobre, il partito della premier rispetto a sette giorni fa guadagna quasi un punto (lo 0,8 per cento per la precisione) e sale al 28,3. Il distacco con il Pd di Enrico Letta supera ormai gli 11 punti, con i dem fermi al 17 per cento. Cala il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che perde tre decimali e va al 16,4 per cento. Guadagna la Lega (8,6 per cento, +0,1) così come il terzo polo Azione-Italia viva (8,4, +0,3).
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Segno negativo per Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi perde oltre un punto (-1,3 per cento) e scivola al 6,2. Evidentemente "non è piaciuto quello che è successo nell'ultimi tempi", commenta Mentana in riferimento alle fibrillazioni delle ultime settimane sulla lista dei ministri, il caso degli "appunti" del Cav catturati al Senato dai teleobiettivi e gli audio usciti su Vladimir Putin e la guerra in Ucraina. Nella parte bassa della "classifica" dell'orientamento di voto ai partiti Verdi-Sinistra italiana stabili al 4,1 per cento, +Europa 3,1, Italexit di Gianluigi Paragone 2,6, Unione popolare di Luigi de Magistris 1,2.
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Nel consueto sondaggio Swg del lunedì emerge un cartello interessante, quello sugli "elementi di rischio per il governo". In realtà si parla degli alleati che possono creare difficoltà alla premier e alla stabilità del governo. Per il 49 per cento degli intervistati il "rischio" per Meloni si chiama Silvio Berlusconi, indicato dal 58 per cento degli intervistati che si dicono elettori di centrodestra. Salvini è indicato dal 21 per cento, Meloni dal 6, Maurizio Lupi dal 3 mentre il 21 per cento non risponde. Per quanto riguarda la fiducia nel presidente del Consiglio, Meloni parte con un dato del 42 per cento, più basso rispetto a quello con cui ha debuttato Mario Draghi (65 per cento), ma uguale a quello del Conte II.