contrasti
Forza Italia si spacca sui sottosegretari, Berlusconi tira fuori i nomi
Non c’è pace in Forza Italia. Ora la battaglia tra "ronzulliani" e "governisti" prosegue sui sottosegretari e i vice ministri: numeri alla mano, dalle parti di Arcore contano di ottenere 7-9 caselle dall’alleato Giorgia Meloni. Il braccio di ferro è uscito allo scoperto con l’intervista a "Repubblica" di Giorgio Mulè, che ha sollevato il caso del "doppio incarico" di Antonio Tajani e Annamaria Bernini, promossi ministri e ancora ai vertici del partito. Il vicepresidente della Camera ha posto la questione della opportunità di dimettersi, rispettivamente da coordinatore nazionale e "vice".
Una mossa che ha fatto emergere le tensioni e la lotta di potere tra le due correnti forziste. Sullo sfondo, raccontano, ci sarebbe la futura gestione del partito. Secondo alcuni azzurri le parole di Mulè, considerato un "indipendente" (in ottimi rapporti con Ronzulli), sarebbero una sorta di avviso ai naviganti, un messaggio rivolto soprattutto al tandem Tajani-Bernini: della serie, per la trattativa sui sottosegretari non giocate una partita solitaria. Tirata in ballo, l’ala governista, a quanto si apprende, preferisce non replicare a Mulè, almeno per ora. Per l’ex ideologo azzurro Giuliano Urbani «è giusto che Tajani e Bernini si dimettano, si tratta di una cosa ovvia: chi fa il ministro non può occuparsi anche del partito».
Al netto di queste divisioni e dei complicati equilibri interni, che di fatto rischiano per diventare un’altra grana per la stessa Meloni, chiamata a usare il "bilancino" anche per la partita dei sottosegretari, Silvio Berlusconi avrebbe indicato alcuni nomi, da lui considerati irrinunciabili per l’ingresso nella squadra di Palazzo Chigi. Esponenti storici di FI, alcuni dei quali rimasti fuori dal Parlamento alle elezioni del 25 settembre. Si tratterebbe del responsabile Giustizia Francesco Paolo Sisto, uno dei legali del Cav, eletto a Palazzo Madama, e dato in pole come "vice" del Guardasigilli Carlo Nordio; del capogruppo uscente alla Camera, Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani, confermato deputato ma che dovrebbe essere "risarcito" per aver passato la mano alla guida del gruppo azzurro, magari come viceministro dell’Interno. Ma anche di Valentino Valentini, consigliere di Berlusconi per la politica estera, dato in corsa come vice alla Difesa ma anche agli Esteri dove, però, c’è già l’azzurro Tajani; dell’ex presidente della Vigilanza Rai, il senatore Alberto Barachini, papabile, anche lui, per un posto di sottosegretario.