Governo Meloni, si apre la partita dei sottosegretari: a cosa punta Berlusconi
Risolto il sudoku dei ministri, per il neo premier Giorgia Meloni si apre un'altra partita, non meno ardua, quella dei sottosegretari e viceministri, che rappresentano posti strategici, per un verso, o semplicemente «compensazioni», dall'altro. Raccontano che in casa degli azzurri stiano già ragionando sulle caselle da «rivendicare» quando la pratica arriverà sul tavolo di via della Scrofa. Come sempre capita in questi casi, c'è una lunga fila di pretendenti in corsa per poche pedine in ballo, con conseguente battaglia tra le correnti interne, «ronzulliani» e «tajaniani»: numeri alla mano a FI potrebbero spettare 7-9 posti, compresi i «vice». Silvio Berlusconi vorrebbe dentro il governo (per una sorta di «risarcimento») esponenti forzisti storici, della «vecchia guardia» per intenderci, rimasti fuori dal Parlamento perché piazzati in collegi borderline, se non perdenti, o addirittura non ricandidati, come il suo consigliere per la politica estera, in particolare per i rapporti con Mosca, Valentino Valentini, e il «lettiano» Sestino Giacomoni: quando il Cav si operò al cuore nel 2016, d'accordo con la sua famiglia, il primo «presidiava» Arcore e il secondo Roma. Non a caso, Valentini, vicepresidente vicario uscente dei deputati forzisti, è riapparso di recente in tv (a difendere l'ex premier dagli attacchi per gli audio rubati filoputiniani) e per lui si parla del ruolo di viceministro alla Difesa.
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Il Cavaliere avrebbe in mente anche Francesco Sisto, responsabile giustizia del partito (come «vice» di Carlo Nordio); il capogruppo uscente alla Camera, Paolo Barelli, fedelissimo di Antonio Tajani (viceministro all'Interno con Matteo Salvini); Deborah Bergamini (rieletta a Montecitorio, già sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento con Mario Draghi), Valentina Aprea, sconfitta alle elezioni del 25 settembre, così come l'ex vicepresidente della Camera, il brianzolo Andrea Mandelli. Tra i papabili per un posto di sottosegretario, ci sarebbero pure due berlusconiani doc come l'ex sottosegretario all'Editoria, Giuseppe Moles (che ha preferito non candidarsi alle politiche dopo aver «subito» la scelta di dirottare in Basilicata Elisabetta Alberti Casellati, da ieri ministro delle Riforme) e Stefania Craxi; l'ex presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini; i fedelissimi del neo ministro degli Esteri, Francesco Battistoni, Alessandro Battilocchio e Maria Spena, ma si parla anche di Sandra Savino, coordinatrice del Friuli Venezia Giulia.
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Nomi a parte, raccontano, che rischia di diventare presto un caso, la mancanza di «rappresentanza» di Forza Italia al Sud. Tradotto: non c'è nessun «sudista» nei posti che contano. Un'altra grana per Berlusconi, che dovrà tenerne conto in sede di trattativa con gli alleati Fdi e Lega per spuntare più caselle possibili tra i sottosogretari.
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