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Governo Meloni, Berlusconi si defila ma avvisa: noi imprescindibili
Silvio Berlusconi non ha ceduto alla tentazione di prendersi la scena come fece nel 2018 a spese di Matteo Salvini, quando si mise a conteggiare platealmente i punti programmatici elencati dal segretario della Lega. Stavolta ha lasciato che il palcoscenico delle consultazioni al Quirinale restasse tutto per Giorgia Meloni. Anche perché sarebbe stato davvero troppo dopo le tensioni dei giorni scorsi con l'audio su Putin e Zelensky diffuso da LaPresse che ha messo in non poco imbarazzo la leader di FdI proprio mentre stava apportando le ultime limature alla lista dei ministri da portare a Sergio Mattarella.
Il Cav, da buon alleato, ha optato per un passo di lato. Infatti, subito dopo l'incontro con il presidente della Repubblica, Berlusconi ha scritto un tweet per mettere le cose in chiaro: «Il centrodestra ha indicato al Presidente Mattarella il nome di Giorgia Meloni per formare il nuovo governo. Sono sicuro che, grazie al supporto imprescindibile di Forza Italia, il prossimo esecutivo sarà all'altezza di guidare il Paese verso la crescita». Il messaggio del Cav sta tutto in quell'aggettivo: «imprescindibile». Un modo per rimarcare l'assoluta centralità di Forza Italia all'interno della coalizione.
Ieri mattina l'ex premier si è presentato al Colle in doppiopetto stile '94, accompagnato dai neo capogruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo.
Con loro non c'era Antonio Tajani, che è arrivato al Colle poco dopo da solo. Qualcuno ha voluto vedere in questo arrivo separato un segnale della divisione interna a Forza Italia. Una ricostruzione che viene smentita dal partito, ma che la visita al Colle sembra assecondare. La delegazione è entrata unita al colloquio con Mattarella. Ma la foto del tavolo è indicativa. Alla destra di Meloni le cinque sedie erano occupate da Salvini, Lupi, Molinari, Romeo, De Poli. Alla sua sinistra le sedie erano quattro. Oltre a Berlusconi, c'erano nell'ordine Lollobrigida, Ronzulli e Cattaneo. Tajani sedeva di lato. Come Ciriani dalla parte opposta. Della delegazioni azzurra, il più lontano da Berlusconi era proprio Tajani. E si è mantenuto defilato per tutta la visita. Anche se nella foto postata sui social, i forzisti appaiono tutti e tre uniti alle spalle di Berlusconi seduto e sorridente.
Il presidente di Forza Italia è rimasto quasi trattenersi solo quando Meloni, a nome della coalizione, ha detto che il «centrodestra è stato unanime» sul suo nome come premier. In quel momento Berlusconi ha alzato le sopracciglia cercando con lo sguardo Salvini. Dare un significato politico ai movimenti degli occhi, però, è oggettivamente eccessivo.
Lasciata la sala stampa, nel percorso verso il cortile, il Cav si è limitato a dire: «Tutto bene». Poi, dopo aver scambiato alcune battute con Meloni e Salvini, ha preso a braccettoquest' ultimo che lo ha accompagnato fino all'auto che lo ha riportato a Villa Grande.
Alla fine, Forza Italia incassa cinque ministeri, speculari per importanza a quelli della Lega: Tajani agli Esteri, Maria Elisabetta Casellati alle Riforme, Anna Maria Bernini all'Università, Paolo Zangrillo (fratello del medico del Cav Alberto) alla Pubblica amministrazione, Gilberto Pichetto Fratin all'Ambiente e Sicurezza energetica. Niente Giustizia, quindi, dove Meloni ha voluto l'ex magistrato Carlo Nordio. «Daremo un contributo decisivo e qualificato - il commento di Berlusconi - Possiamo finalmente affrontare i problemi degli italiani e far ripartire il Paese».