politica estera
Meloni dice basta, le risposta a Berlusconi: politica estera inequivocabile
La linea di politica estera del futuro nuovo governo di centrodestra è «chiara»: l'Italia fa parte «a pieno titolo» dell'Europa e della Nato. Chi non è d'accordo non farà parte dell'esecutivo, a costo di non fare alcun governo. Dopo quasi due giorni di silenzio, Giorgia Meloni risponde alle parole di Silvio Berlusconi su Putin e sulla guerra tra Russia e Ucraina.
Alla vigilia delle consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che cominceranno oggi al Quirinale, il presidente di Fratelli d'Italia ribadisce ancora una volta che non è disposta a scendere a compromessi.
Soprattutto sulla politica estera. «Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara - spiega Meloni in una nota-Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L'Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell'Europa e dell'Alleanza atlantica. Chi non fosse d'accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo» L'Italia con noi al governo prosegue il leader FdI - non sarà mai l'anello debole dell'Occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi.
Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato».
Poche parole, ma nettissime, anche per evitare che il caso -Berlusconi diventi una questione di sicurezza nazionale, mettendo in difficoltà il futuro premier sullo scenario internazionale. Il presidente di FdI si muove nel perimetro auspicato dal Capo dello Stato per quanto riguarda il sostegno a Kiev e chiede chiarezza agli alleati. La linea di Me loni è chiara ed è sempre la stessa: il presidente del partito di via della Scrofa tira dritto.
Venerdì alle 10.30 si presente rà alle consultazioni di Mattarella con gli altri leader della coalizione di centrodestra e, qualora il Capo dello Stato dovesse darle l'incarico di formare il governo, scioglierà positivamente la riserva, proponen do al Presidente della Repubblica la lista dei ministri. Poi, dopo aver giurato, martedì e mercoledì si presenterà in Parlamento per il voto di fiducia.
Se Silvio Berlusconi e Forza Italia la voteranno bene. Altrimenti si tornerà al voto al più presto. La convinzione è di poter bissare il successo elettorale dello scorso 25 settembre in alleanza con Lega e centristi anche senza FI.
Questa ipotesi viene considerata, tuttavia, molto remota. La convinzione è che alla fine Berlusconi torni a più miti consigli.
Ma Meloni è determinata a far nascere un governo politico di alto profilo, con ministri competenti e un programma chiaro in grado di dare al Paese le risposte che aspetta, a partire da caro-bollette, energia, taglio delle tasse, politiche contro l'inflazione. E per farlo non si può scendere a compromessi.
Un governicchio per tirare a campare mediando ogni giorno con Forza Italia non è un orizzonte considerato accettabile, né in linea con quell'interesse nazionale che Meloni vuol mettere al centro della futura azione di governo.
La tensione tra FdI e FI resta altissima. Troppi gli incidenti di percorso che hanno provocato irritazione in via della Scrofa: il mancato voto degli azzurri a Ignazio La Russa, il Ddl di Maurizio Gasparri sul riconoscimento della personalità giuridica fin dal concepimento (norma che metterebbe a rischio la legge 194 sull'aborto e non concordata con gli alleati), gli appunti di Berlusconi contro Meloni, le esternazioni del Cav di martedì e ieri su governo, ministri e politica estera. Il sospetto in FdI è che ci sia qualcuno intenzionato a destabilizzare il quadro politico pregiudicando gli interessi della Nazione. I pontieri- Salvini in primis- sono al lavoro per far sì che al Colle il centrodestra si presenti con una unità d'intenti, mai prossimi passaggi non saranno agevoli per la coalizione. La linea di FI è quella di lavorare a una ricomposizione ma senza un riavvicinamento il rischio è che la navigazione sia alquanto incerta. Anche nei numeri.
Una parte di FI fa sponda con FdI per far nascere al più presto l'esecutivo mai falchi azzurri mettono in guardia: qualora Meloni scegliesse di evitare ulteriori confronti rischierebbe di andare a sbattere alle prime curve. In FdI c'è la convinzione che al governo non mancherà il sostegno della maggioranza dei forzisti qualora si dovesse arrivare a una rottura con Berlusconi. E magari dalle ceneri di una coalizione che continua a dividersi nascerà un nuovo centrodestra: da una parte, chi riconosce la leadership di Meloni, fuori tutti gli altri.