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Processo Ruby Ter, la difesa di Berlusconi: era ricattato dalle ragazze

Angela Bruni
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Nessuna prova di corruzione, l’impianto accusatorio «demolito» dal Tribunale di Milano che con un’ordinanza ha «cancellato» l’accusa di falsa testimonianza a carico di 18 ex olgettine. È questa la linea della difesa di Silvio Berlusconi, che a quasi 5 mesi dalla requisitoria dell’aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Luca Gaglio - che per il Cavaliere hanno chiesto una condanna a 6 anni e una confisca da 10 milioni di euro - punta a smontare l’accusa pezzo pezzo.

A partire proprio dalle testimonianze chiave, come quella di Imane Fadil, che per l’avvocato Federico Cecconi «non è realistica né credibile». E dai racconti di Marystell Polanco, che per un’intervista sulle «cene eleganti» di Arcore aveva chiesto 2 milioni di euro. Ma c’è molto di più nella ricostruzione, durata un’intera udienza, tracciata dal difensore dell’ex premier. Berlusconi, per il legale, «va assolto perché il fatto non sussiste». La sua «generosità» è stata fraintesa da alcune ragazze che gravitavano attorno a lui, alle quali aveva voluto offrire denaro come «ristoro» per i danni dello scandalo mediatico. E che in alcuni casi hanno pure tentato di ricattarlo e minacciarlo per ottenere di più.

Decisivo, in ogni caso, per la difesa è l’impatto dell’ordinanza «irrevocabile» con cui i giudici della settima sezione penale lo scorso novembre hanno dichiarato «inutilizzabili» le dichiarazioni delle ragazze, ascoltate come testi nei processi sul caso Ruby. «Con questa ordinanza non solo viene meno la falsa testimonianza, ma anche la corruzione in atti giudiziari», ha precisato il legale. All’inizio dell’intervento, l’avvocato Cecconi ha voluto «ringraziare anche i pm» per la «massima forma di rispetto di ruoli» che c’è stata nel corso del processo e i giudici «per la guida sempre autorevole e equilibrata».

Un pensiero, poi, è andato all’avvocato Niccolò Ghedini, storico legale del Cavaliere di recente scomparso. «Era un grande collega - ha detto Cecconi - e un caro amico». Cecconi ha fatto anche presente che la difesa di Berlusconi ha «rinunciato a più di 90 testi rispetto a quelli in lista, questo a chi dice che il nostro è stato un atteggiamento dilatorio per sfuggire al processo». La difesa ha poi cercato di demolire la solidità degli argomenti dei pm. «Qui siamo di fronte a un processo per corruzione per "pubblici proclami" - ha detto l’avvocato Cecconi - perché lo stesso Berlusconi ha detto, anche in epoca non sospetta, che procedeva ad aiutare le ragazze» per risarcirle dall’impatto mediatico devastante dello scandalo Ruby. «Non vi è nemmeno un germoglio dell’accordo corruttivo», ha detto Cecconi, riferendosi agli indizi portati dalla Procura che non è stata «precisa» nel formulare le accuse. Senza contare che la disponibilità di Berlusconi è stata fraintesa da alcune ragazze. Un esempio sono le parole di Barbara Guerra, che dal settembre 2013 aveva adottato «il meccanismo "minaccia che ottieni"» nei confronti del Cavaliere, «parte offesa» dei suoi tentativi di estorsione. «Da parte di alcune affiorano delle richieste legate alla minaccia, in caso contrario, di rendere dichiarazioni alla stampa» e poi «minacce sul recarsi di fronte a magistrati o investigatori». Ma nemmeno in questo caso c’è un riferimento «ad accordi illeciti» con Berlusconi che quindi, per la sua difesa, va assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel caso Ruby ter con la formula «perché il fatto non sussiste». Si tornerà in aula il prossimo 2 novembre, col l’arringa del co-difensore del Cavaliere, l’avvocato Franco Coppi.
 

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