e li chiamano democratici
Squadristi radical chic: pioggia di insulti contro Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana
Loro, ligi nel trafiggere chiunque si distanzi dal linguaggio politicamente corretto, riscoprono la simpatia solo quando c'è da pungere l'altra parte. Anche se, francamente, da ridere c'è ben poco. Il soggetto è l'armata radical chic, ovviamente. Il punto di partenza è l'inquietante scritta contro il neo presidente del Senato Ignazio La Russa, «Garbatella ti schifa. Antifa», corredata da stella a cinque punte delle Brigate Rosse. Lo scrittore Alessandro Robecchi ha deciso che non è poi così grave («non mi pare una gran minaccia. Cioè da Milano sono abbastanza sicuro che anche Bovisa lo schifa, e Corvetto pure, e anche il Giambellino schifa La Russa, poco ma sicuro»). E non è l'unico a prenderla alla leggera visto che delle esponenti del mondo intellò si lanciano in piccoli desiderata di messa al bando, sul modello Garbatella, anche dell'omologo di La Russa a Montecitorio. Così, la giornalista Maria Laura Rodotà twitta: «Il nostro rione vuole la condanna unanime come Garbatella». E sotto un disegno stilizzato con la scritta «Fontana, l'Esquilino ti rimbalza». Rilancia il tweet la regista Francesca Archibugi: «Fontana, anche Roma Prati ti piscia!». Insomma, ridere a crepapelle.
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Chissà cosa avrebbe fatto, l'aeropago dei belli e buoni, se si fosse scherzato sulle minacce a qualche nome della sinistra. Ma c'è un altro caso di intermittenza, e riguarda il rispetto per le donne. Valore universale? Non per lorsignori, evidentemente. Ce lo spiega la scrittrice Elisabetta Ambrosi: «Come Fontana disprezzo anche la moglie. Chi si accoppia a tali personaggi come minimo è connivente. Poi forse magari è povera, non può separarsi bla bla. Resta la disistima». Insomma, colpire per ferire. Quanta sensibilità! Nel novero di questo piccolo diario di miserie, ecco chi, come al solito, per buttarsi nella mischia rilegge fatti avvenuti in una chiave di lettura tutta propria. È Rula Jebreal. Il tema è quanto accaduto a Paola Egonu. La campionessa di volley, fresca di bronzo ai mondiali, è italianissima, nata da genitori nigeriani. Dopo l'ultimo match in azzurro si è avvicinata al suo procuratore in lacrime dicendo che sarebbe stata la sua ultima partita in nazionale: «Non puoi capire, mi hanno chiesto perché fossi italiana, sono stanca». Per fortuna ha poi corretto il tiro sulle sue intenzioni dicendo che forse si prenderà solo una pausa, tuttavia queste affermazioni allungavano un'ombra grave su quanto accaduto.
Il Presidente di Federvolley, però, ha chiarito che si tratterebbe di insulti ricevuti da qualche derelitto sui social e non all'interno della squadra. Ma la Jebreal ha la sua versione pronto uso: «Dopo che il governo di estrema destra ha confermato un razzista, (che sosteneva i neonazisti) come speaker della Camera, l'eroina sportiva italiana Paola Egonu ha lasciato la nazionale spiegando in lacrime che la sua decisione è stata stimolata dal razzismo». Speculazione ideologica sulle lacrime di una ragazza. Chi è il cattivo?