Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Governo, il grande freddo tra Meloni e Berlusconi. Mediatori in campo

Daniele Di Mario
  • a
  • a
  • a

Tre giorni distanti mille chilometri, con gli sherpa al lavoro per ricucire una ferita profonda, ma comunque rimarginabile. È ancora altissima la tensione tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, che non tornerà a Roma prima di martedì, quando, alla vigilia dell'elezione dei vicepresidenti delle Camere e delle consultazioni del Quirinale, potrebbe esserci l'incontro decisivo per riunire il centrodestra e chiudere la composizione del governo.

 

Nessun contatto ieri tra il leader di Fratelli d'Italia e il presidente di Forza Italia. Dopo la prova di forza di Giorgia Meloni in Senato con l'elezione di Ignazio La russa alla presidenza e gli «appunti» contro il presidente di FdI- a favore di flash - il Cav è tornato nella sua Villa San Martino ad Arcore, dove resterà fino ai primi giorni della settimana prossima per poi ritornare nella capitale, pronto per andare alle consultazioni al Quirinale dal capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Berlusconi nei suoi appunti definiva Meloni «supponente, prepotente, arrogante e offensiva», aggiungendo: «Giorgia è una che non ha disponibilità ai cambiamenti. È una con cui non si può andare d'accordo».

Al vetriolo la replica del presidente FdI: «Non sono ricattabile». Tra i due è gelo. Il Cav non ha smentito il contenuto dei suoi appunti. Bocche cucite dentro Forza Italia, spaccata tra i «falchi» di Licia Ronzulli e l'ala moderata che fa riferimento ad Antonio Tajani. Il partito di Berlusconi sembra comunque isolato nel centrodestra, con Lega e i centristi di Noi Moderati che pendono decisamente dalla parte di Meloni.

 

L'auspicio della coalizione è che si ritrovi preso un canale di comunicazione e che non ci siano altri incidenti sulla strada della formazione del nuovo governo. «Sono sicuro che anche fra Giorgia e Silvio tornerà quell'armonia che sarà fondamentale per governare, bene e insieme, per i prossimi cinque anni», rassicura il leader della Lega Matteo Salvini, che ieri a Roma ha lavorato alla squadra e ha focalizzato la sua attenzione sui principali dossier economici.

Quello che si capisce è che si sia aperta una pausa di riflessione per far decantare la situazione, ma in Forza Italia gli animi ribollono. Le due anime del partito - diviso tra falchi e colombe - potrebbero spaccarsi alla resa dei conti: quando Meloni presenterà la squadra di governo con i nomi dei ministri e i dicasteri assegnati a ciascun partito. Non è infatti peregrina la possibilità che l'ala moderata di FI alla fine prenda l'iniziativa e risponda alle sirene di FdI, qualora Licia Ronzulli voglia tirare ancora di più la corda. Lo si capirà nelle prossime ore. Per il momento sembra congelata l'ipotesi che Forza Italia vada da sola alle consultazioni: uno strappo che avrebbe inevitabili conseguenze sulla composizione del governo.

L'ala moderata di FI ostenta ottimismo, soprattutto di fronte allo spettro che alle consultazioni al Quirinale il centrodestra possa andare diviso. Tuttavia, gli esponenti di FI sono preoccupati dopo lo scontro Berlusconi-Meloni. Niente di irreparabile, sottolineano fonti del partito del Cavaliere, ma i rapporti vanno ricostruiti. «C'è una questione di carattere politico e c'è la necessità di ricucire i rapporti umani e personali tra Berlusconi e Giorgia, che appartiene a un'altra categoria», conferma Fabio Rampelli (FdI), che si dice assolutamente sicuro che il centrodestra si presenterà unito al Quirinale.

I pontieri stanno lavorando per organizzare un incontro tra l'ex premier e la presidente di FdI. Ma fino a lunedì non prevedono colpi di scena. Berlusconi aspetta la prossima mossa di Meloni, magari la lista dei ministri. Nessuno mette in discussione che si costruirà un esecutivo forte che possa fronteggiare le emergenze che il Paese si trova davanti, anche se è ancora viva l'amarezza per l'incidente a Palazzo Madama che poteva essere evitato.

Nel gruppo di Forza Italia al Senato ci sono parecchi malumori. Nessuno si attendeva il caso scoppiato con l'elezione di Ignazio La Russa. «Sono coseche accadono, ma ora basta, punto e a capo. Si risolverà tutto», dice il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che spiega: «Il padre del centrodestra si aspettava da Meloni un atteggiamento più rispettoso. Credo che si risolverà tutto. È come un padre che ha dato un ceffone al figlio, il padre si aspettava di essere ascoltato per cose che non ha avuto».

 

Intanto Meloni passa il weekend lontano dai riflettori, divisa tra famiglia e responsabilità di formare un esecutivo che come promesso-sarà «autorevole» per affrontare le sfide che il Paese avrà di fronte. E questa sarà la settimana decisiva, che aprirà i colloqui nello studio alla Vetrata con Mattarella a partire molto probabilmente dal 20 ottobre. Un timing che potrebbe avere anche una sorpresa. Tra i corridoi dei palazzi della politica, infatti, avanza l'ipotesi che Meloni sia tentata di non svolgere le sue consultazioni e quindi accettare l'incarico senza riserva. Una scelta dettata dall'esigenza di non perdere tempo. Questo aprirebbe a una accelerazione, con il giuramento già sabato 22 ottobre e la fiducia alle Camere il 26. Nulla cambia invece sul metodo di assegnazione dei dicasteri: sarà Melonia scegliere i nomi da proporre al Quirinale.

Dai blog