“Eccomi di nuovo”, il gran ritorno di Silvio Berlusconi al Senato
In auto arriva intorno alle 11.30 davanti l'ingresso del Senato. Ad aprire lo sportello, un commesso di Palazzo Madama: Silvio Berlusconi fa un paio di passi e viene accolto dalla capogruppo Anna Maria Bernini. Alcune persone che lo attendevano lo chiamano e il Cavaliere risponde, salutando con la mano. Poi varca la soglia dell'ingresso per le procedure di accreditamento, immortalando il suo ritorno a Palazzo Madama a 9 anni dalla decadenza da senatore per l'effetto della legge Severino. Niente cravatta (tassativa per gli uomini che ne varchino il portone) e niente doppiopetto ma un look «total color» con camicia blu scuro su abito blu. L'ex premier, in pratica, arriva al Senato per svolgere le pratiche che precedono la prima seduta nell'aula della nuova legislatura, che si terrà oggi alle 10.30. Berlusconi, svolge la procedura a «porte chiuse» nella Sala Caduti di Nassiriya, senza entrare in contatto con i cronisti presenti all'interno del palazzo. Le operazioni di accredito durano in tutto una quindicina di minuti. Dopodiché il Cavaliere viene accompagnato alla macchina dalla senatrice di Forza Italia, Licia Ronzulli.
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Un momento atteso per ben nove anni, per Berlusconi che non a caso l'ha voluto condividere con il mondo intero attraverso i social. «Eccomi di nuovo al Senato - scrive pubblicando anche la foto che lo ritrae al momento della firma - ho appena completato le pratiche per la registrazione. Domani (oggi, ndr) sarò presente alla prima seduta di questa XIX legislatura a Palazzo Madama». Per dirla con l'ex presidente del Consiglio, Lamberto Dini, interpellato dai cronisti all'uscita di Palazzo Madama, il ritorno di Berlusconi in Senato è «un riconoscimento per i torti subiti in passato». Tutto accadde nel 2013, quando il leader di FI, in seguito alla condanna a quattro anni nel processo Mediaset per frode fiscale, subì la decadenza dal suo incarico da senatore per la legge Severino, come detto. Il 27 novembre di quell'anno, così, il Senato convalidò la decadenza da senatore di Berlusconi e per sei anni era prevista la sua esclusione dalla vita politica. A pronunciare il verdetto, dopo il voto, l'allora presidente Pietro Grasso. Dalla sinistra ci fu un silenzio rispettoso, un timido applauso partì dai 5 Stelle. «È un giorno di lutto perla democrazia» tuonò allora il Cavaliere. La sua prima esperienza al Senato, quindi, durò soltanto otto mesi proprio per effetto della decisione della Giunta per le elezioni e delle immunità parlamentari, guidata all'epoca dall'allora senatore di Sel, Dario Stefàno.
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Ma Berlusconi non si rassegnò e si rivolse alla Corte europea dei diritti umani. Nel suo ricorso puntò il dito contro l'Italia, colpevole di aver violato in vari modi il suo diritto a un equo processo, a non essere processato per un reato che gli era stato contestato in altri 2 procedimenti e denunciando l'applicazione retroattiva della legge. La norma che porta il nome del ministro della Giustizia del governo Monti, infatti, era stata promulgata nel 2012, e prevede l'incandidabilità o la decadenza degli eletti in caso di condanne gravi, con pene da due o più anni di carcere. Tuttavia, nel 2018 il caso fu archiviato. Per la Corte, non c'erano le condizioni per continuare il procedimento. L'incandidabilità è durata fino al 2019: in quell'anno è stato eletto europarlamentare. Ora, alle elezioni Politiche del 25 settembre 2022 è stato eletto al Senato nel collegio uninominale Lombardia 06 (Monza). «Non ho alcuno spirito di rivalsa - ha dichiarato Berlusconi nei giorni scorsi - so di avere subìto dei torti, ma mi hanno ampiamente risarcito gli italiani con l'affetto e il consenso che non hanno mai smesso di dimostrarmi».
Prima seduta in Parlamento. Si tratta sui presidenti di Camera e Senato