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Regione Lazio, Zingaretti si dimette ma aspetta ancora un po'

La scusa è l'approvazione del collegato di bilancio. FdI: "Espediente per fare le ultime elargizioni agli amici"

Pietro De Leo
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No, niente dimissioni subito, ancora un po'. Nicola Zingaretti accende un faro sul tempo limite per tenere la guida della giunta regionale del Lazio, che lascerà, dice intervistato a Controcampo sul sito del Messaggero, tra quindici-venti giorni. «La legislatura regionale è conclusa - spiega - abbiamo approvato in giunta un collegato che sta andando in consiglio regionale che è molto importante, perché aiuta le famiglie, le imprese e soprattutto promuove una devoluzione dei poteri urbanistici verso Roma che non ha precedenti e che sarà il più potente fattore di sviluppo della città. Questo obiettivo può essere raggiunto in due o tre settimane e subito dopo io mi dimetterò. Si chiuderà una stagione nel rispetto assoluto delle regole. Si chiude una stagione, un decennio e si aprirà un periodo che ci porterà al voto».

 

Dunque, spiega il presidente del Lazio e da oggi neodeputato, l'appuntamento con le urne regionali sarà «tra il 18 dicembre e la fine di gennaio. Dopo aver rovinato il Ferragosto agli italiani eviterei di rovinare il Natale ma non deciderò io». Dunque, lascia qualche margine di tempo per consentire al centrosinistra di acconciarsi per l'appuntamento. Il tema delle alleanze per il Pd, infatti, non è così semplice. Zingaretti, profeta del campo largo, insiste su quella visione, nell'ottica, al momento assai ardua, di unire Pd, M5S e Terzo Polo. «Sono sicuro - dice il presidente uscente - che se ci fosse domani la possibilità di fare un referendum tra gli elettori di tutte le forze politiche di cui stiamo parlando: "volete andare uniti o divisi?". Il 90% direbbe "uniti"». Tuttavia, la scelta di aspettare ancora due, tre settimane solleva le proteste dell'opposizione.

 

Dimissioni immediate vengono chieste dai consiglieri regionali di FdI, che in una nota scrivono: «Sarebbe opportuno che il quasi ex presidente della Regione lasciasse da parte i giochi di prestigio che gli hanno consentito di rimanere in carica fino ad oggi». E aggiungono: «L'approvazione del collegato di Bilancio infatti non è altro che un mero espediente, per prolungare l'agonia della sua maggioranza, posticipare le sue dimissioni e fare elargizioni ad amici e sostenitori. Più corretto sarebbe rimettere il mandato e consentire che si voti al più presto». Dalla Lega, Daniele Giannini attacca il campo largo: «È stata una palude per la Regione». 

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