linea di pensiero
Governo, Meloni suona la carica: “Voglio ministri seri. Basta con gli indugi in piena crisi”
Giornate convulse e frenetiche per la formazione del nuovo governo. Dalle pagine di Repubblica emergono alcuni virgolettati di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e pronta a ricevere l’incarico per la formazione dell’esecutivo, che raccontano come sia necessaria una svolta dopo lunghe trattative tra gli alleati di centrodestra: “Adesso sono ottimista, credo di aver fatto delle proposte serie e tutti possono ritenersi soddisfatti. Gli italiani sono alle prese con le bollette, con una guerra a poca distanza, con il costo della vita che cresce, non possono vederci indugiare sulla scelta di un ministro o di un presidente”. “Io voglio un Consiglio dei ministri serio, formato da persone competenti e che si possa mettere subito al lavoro” ha detto ancora la numero uno di FdI nei colloqui con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
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L’obiettivo di Meloni è quella di presentarsi da Sergio Mattarella con la lista dei ministri poche ore dopo l’investitura. Uno dei punti fermi dopo gli incontri degli ultimi giorni è quello di Giancarlo Giorgetti all’Economia: “Io - va ripetendo la futura premier - ho bisogno di qualcuno che sappia dove mettere le mani, che sia in grado di lavorare in pochi giorni alla legge di bilancio, non avremo molto tempo a disposizione”.
Dentro FdI si sono convinti a cedere alla Lega sul ministero dell’Interno (ma non a Salvini), sulle Infrastrutture (il segretario leghista potrebbe finire qui), sull’agricoltura e sulla presidenza della Camera. Non c’è la minima apertura invece sul ministero dello Sviluppo economico a Forza Italia, con Guido Crosetto che è il favorito di Meloni per l’incarico. Tutto ok invece per Antonio Tajani agli Esteri, mentre per la Giustizia “Carlo Nordio è il migliore Guardasigilli possibile”. Una scelta che taglia fuori Elisabetta Alberti Casellati. Porte sbarrate invece a Licia Ronzulli: Repubblica fa sapere che per lei la leader uscita vincitrice dalle elezioni del 25 settembre non cede neanche su un ministero di seconda fascia.