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De Micheli fa il pianto preventivo e accusa il Pd: “Partito misogino, vogliono silenziarmi”

Pietro De Leo
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Non c'è verso: il Pd non riesce a liberarsi da quella vocazione al piagnisteo che ne è diventata cifra distintiva e, per molti aspetti, ha contribuito ad allontanarlo dalle sensibilità collettive. Se ne coglie il senso leggendo qualche dichiarazione di Paola De Micheli, che già si è posizionata ai blocchi di partenza per il prossima corsa alla leadership. «La mia candidatura è vera, anche se molti provano a silenziarla», dice in un'intervista al Corriere della Sera di ieri. E quando il giornalista le chiede il motivo di questo presunto bavaglio, risponde sottolineando di avere «ragioni potenti per candidarmi alla segreteria di un partito che è scalabile. Non sono sola, tante federazioni e circoli lavorano con me a un'idea diversa del Pd». Ma di circostanze e motivi di questo tentativo di tacitazione, nulla.

 

 

Così come quando rivolge l'accusa di «misoginia», ad «alcune donne» del partito. Le vengono chiesti i nomi e la risposta è un lapidario «mai». Qualche giorno fa, inoltre, prendendo la parola alla direzione Pd, ha affermato, ovviamente alludendo a se stessa e alla necessità di una candidatura in rosa per la leadership: «Qualcuna deve cominciare, magari qualcuna che non si offende della misoginia maschile e a volte di quella femminile di chi la definisce "nana"». Insomma, ancora vittimismo e accuse generiche. Auguri a Paola De Micheli, ovviamente. Ma speriamo ci risparmi una mozione di lacrime.

 

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