paese allo sbando
Nell'ultimo Def Draghi ammette la verità: "Italia in recessione". A meno che Meloni...
La parola più temuta compare per la prima volta nel Def preparato dal governo Draghi: "L'Italia, in assenza di interventi, sarà in recessione fino alla fine di marzo". Il Documento programmatico di Bilancio, redatto dal ministro dell'Economia Daniele Franco e approvato ieri in Cdm, indica l'andamento di pil e conti a legislazione vigente, ovvero stime al netto dei programmi di politica economica che andranno indicati in un successivo aggiornamento da parte del nuovo governo dopo l'insediamento. Se insomma il nuovo governo dovesse riuscire a varare delle importanti politiche espansive, il quadro cambierebbe.
Il documento, in linea con la recente Nota di aggiornamento al Def, prefigura uno scenario fosco per il pil dei prossimi mesi, indicando tre trimestri consecutivi di contrazione economica (il terzo e il quarto trimestre del 2022 e i primi tre mesi del 2023), dal quale il paese verrebbe fuori solo nel secondo trimestre del prossimo anno, dunque a partire da aprile. Allo stesso tempo come indicato nella Nadef, la migliorata stima sul deficit apre un margine di circa 10 miliardi di risorse da spendere. Toccheranno adesso al nuovo governo le prossime mosse.
"Partendo dai dati Istat per i primi due trimestri dell’anno - si legge - le valutazioni interne più aggiornate indicano una variazione leggermente negativa del pil nel terzo trimestre quale risultato di una contrazione congiunturale del valore aggiunto dell’industria manifatturiera e delle costruzioni, solo parzialmente compensata da un incremento dei servizi. Per il quarto trimestre, l’intervallo delle stime più aggiornate si situa intorno a una lieve contrazione del pil in termini reali, attribuibile in primis al settore industriale".
"Si prevede - si aggiunge nel documento - un’ulteriore flessione del pil nel primo trimestre, che sarebbe poi seguita da una ripresa dell’attività economica a partire dal secondo trimestre, trainata da un aumento della domanda mondiale, da una discesa del prezzo del gas naturale (peraltro verso livelli ancora elevati rispetto a condizioni ‘normali’) e da un crescente apporto del Piano di Ripresa e Resilienza" al pil. Per il resto le stime del Dpb, trasmesso ieri sera a Bruxelles, ricalcano quelle della Nadef approvata in Consiglio dei ministri il 28 settembre.
Il Pil dovrebbe chiudere l'anno con una crescita del 3,3%. La previsione per il 2023 scende in misura sostanziale dal 2,4% di aprile allo 0,6%; per poi segnare +1,8% nel 2024 e +1,5% nel 2025. Il deficit 2022 si fermerà al 5,1%, cinque decimali in meno rispetto all’obiettivo del Def di aprile del 5,6%, liberando un margine di manovra di circa 9,5 miliardi di euro. L’indebitamento netto sarà pari al 3,4% nel 2023, al 3,5% nel 2024 e al 3,2% nel 2025. Il rapporto debito/pil dovrebbe scendere dal 150,3% del 2021 al 145,4% nel 2022 (contro il 147% indicato ad aprile) e continua il calo anche nel 2023 con il tendenziale al 143,2%. La discesa proseguirebbe negli anni successivi fino ad arrivare al 139,3% nel 2025.