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Governo Meloni, un tecnico per l'Economia. La big di Forza Italia che rischia di restare esclusa

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Il nuovo governo di centrodestra è in via di completamento. Il tempo stringe, anche dalle parti di via della Scrofa riconoscono che si sta ormai entrando nella «settimana calda», quella in cui si dovrà per forza di cose trovare l’intesa nel centrodestra sulla presidenza delle Camere, convocate per giovedì prossimo, e a ruota sulla squadra di governo.

 

 

Dagli uffici di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Giorgia Meloni continua a confrontarsi con i suoi fedelissimi. Nei prossimi giorni vedrà Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per fare il punto della situazione e per capire come risolvere il complicato puzzle dei ministeri, tra le richieste arrivate da Lega e Forza Italia e la necessità di inserire profili tecnici per rendere il prossimo Cdm «più autorevole e di alto profilo possibile». Le trattative tra la premier in pectore e gli alleati ancora vanno avanti a rilento, né il leader del Carroccio né il Cavaliere intendono mollare la presa. Il coordinatore nazionale azzurro Antonio Tajani ribadisce che a Meloni «noi chiediamo pari dignità con la Lega perché abbiamo preso lo stesso numero di voti» alle elezioni. Non solo, la squadra dovrà essere formata dal «maggior numero possibile di politici. Ci sarà qualche tecnico di qualità e di spessore, ma non può essere un governo di tecnici».

 

Secondo le indiscrezioni raccolte in giornata da Lapresse, la casella dove Meloni vorrebbe sicuramente un tecnico è quella dell’Economia. E fino all’ultimo cercherà di far cambiare idea a Fabio Panetta dopo il no arrivato dal membro della Bce. L’alternativa potrebbe essere rappresentata dall’amministratore delegato di Cdp Dario Scannapieco, le cui quotazioni però sono date in discesa. Resta in campo quindi l’ipotesi di affidare il Mef all’ex ministro Domenico Siniscalco, che potrebbe a quel punto essere affiancato da sottosegretari politici: per FdI Maurizio Leo, per la Lega Federico Freni, per FI Gilberto Pichetto Fratin.

 

 

Per il Viminale il nome più gettonato è quello del prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Matteo Salvini, che potrebbe però spingere per Giulia Bongiorno. Il segretario della Lega invece si "accontenterebbe" del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (dicastero accostato anche a un altro leghista, Edoardo Rixi) o di quello dell’Agricoltura, ma vorrebbe anche quello della Famiglia, da affidare all’europarlamentare leghista Simona Baldassarre, ma Fdi potrebbe controbattere con Isabella Rauti.

Meno problematica, in apparenza, la casella degli Affari Ue, che dovrebbe andare all’europarlamentare di FdI Raffaele Fitto. In quota Forza Italia, poi, Tajani viene accostato agli Esteri, Anna Maria Bernini all’Istruzione, mentre rischia di restare fuori la fedelissima di Berlusconi Licia Ronzulli (che ha annunciato querela contro Dagospia lamentando una "campagna diffamatoria incomprensibile").

 

Per poter completare il puzzle, però, si dovrà prima scegliere chi mandare a Palazzo Madama e chi a Montecitorio. Per la presidenza del Senato restano alte le quotazioni di Ignazio La Russa e il leghista Roberto Calderoli a quel punto potrebbe ricoprire il ruolo di ministro degli Affari regionali, anche in chiave autonomia. Mentre per la Camera continua a circolare il nome di Giancarlo Giorgetti o in alternativa quello del forzista Alessandro Cattaneo. Ancora pochi giorni e le prime carte della nuova maggioranza verranno scoperte.

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