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Senato in bilico. Ecco perché Meloni vuole i tecnici nel governo
Si fa presto a dire governo politico. Poi quel governo occorre riempirlo di caselle e per ognuna di quelle poltrone assegnate ai vari esponenti dei partiti della maggioranza c'è un potenziale seggio in meno in Parlamento.
E' questo uno dei pensieri che in questo momento sta angosciando Giorgia Meloni nel cominciare a fare ipotesi su quale potrebbe essere la composizione del suo governo qualora Mattarella le desse l'incarico. Il problema è che il taglio dei parlamentari ha determinato una situazione abbastanza incerta nelle Camere. Nonostante il centrodestra abbia conquistato una maggioranza abbastanza netta, in termini numerici il discorso si restringe abbastanza, specie al Senato, dove i componenti sono appena 200 e il vantaggio della coalizione vincitrice è di circa 25 seggi.
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Sembrano tanti - in passato il centrosinistra ha governato con margini ben più stretti - ma in realtà il distacco potrebbe rivelarsi insufficiente. Specie se nell'esecutivo dovessero entrare tanti onorevoli provenienti da Palazzo Madama. Perché la presenza dei ministri alle sedute parlamentari è generalmente garantita solo nelle votazioni più importanti. In tutte le altre, la soglia di partecipazione si abbassa. E vale anche per i sottosegretari, ovviamente impegnati nell'azione di governo.
In tutto un esecutivo è composto da un centinaio di elementi, tra ministri, vice e sottosegretari. E' ovvio che pescarne tanti tra Camera e Senato (soprattutto in quest'ultimo) renderebbe molto più pericolanti i voti del centrodestra. Nello specifico, c'è da considerare che già il presidente delle due Camere non partecipa alle votazioni. In più ci sono senatori che probabilmente non saranno spesso presenti, ad esempio i leader come Silvio Berlusconi o Matteo Salvini (peraltro quest'ultimo in predicato di entrare nel governo). E, infine, c'è il tema dei senatori a vita. Che non partecipano praticamente mai alle sedute. Ma, quelle poche volte, generalmente si schierano con il centrosinistra.
Insomma, bisogna essere molto cauti. Ed è anche per questo che si affaccia l'ipotesi di assoldare una corposa pattuglia di tecnici, anche considerando che alcuni esperti indipendenti o presunti tali sono stati comunque eletti in Parlamento, leggasi il magistrato Carlo Nordio.
A dare voce a questi ragionamenti è stato anche un fedelissimo della Meloni alcuni giorni fa, il deputato Giovanni Donzelli: è stato esplicito: «C’è un problema numerico. Per la riduzione di Camera e Senato mettere troppe persone al governo che devono stare in aula rischiano di non garantire la serietà della maggioranza». Insomma, chi vuole un governo di soli politici se ne faccia una ragione. Altrimenti salta la maggioranza,