Il gas brucia l'Europa, accordi separati tra Germania e Francia: niente solidarietà
Il tetto al prezzo del gas è un tormentone che va avanti da prima dell'estate. Ogni volta sembra che ci sia qualche possibilità di introdurlo, ma alla fine il risultato è sempre lo stesso: non c'è accordo tra i 27 Stati membri. Come sulla ricollocazione dei migranti e sulla flessibilità nei conti pubblici, è l'ennesima dimostrazione che nella Ue ognuno fa da sé.
La Germania, Paese guida dell'Unione europea, si rifiuta di dimostrarsi solidale con gli altri. Il fronte a guida tedesca che si oppone al "price cap" è composto da una dozzina di Paesi. I più intransigenti sono Olanda, Danimarca, Austria, Svezia e Lussemburgo. Il cancelliere Olaf Scholz pretende che Roma non crei problemi. Deve solo allinearsi. Commentando il voto di domenica scorsa, il cancelliere sottolinea che «l'Italia è un paese molto pro-Europa, con cittadini molto pro-Europa». Perciò, aggiunge, «presumiamo che questo non cambierà». A rispondergli c'ha pensato Guido Crosetto, uno dei consiglieri più ascoltati da Giorgia Meloni: «La decisione tedesca mina alle radici l'Unione europea».
Il riferimento è al piano da 200 miliardi di euro contro il caro bollette, adottato in piena autonomia senza che sia stato minimamente concordato con le istituzioni europee. Crosetto dice di «apprezzare l'invito di Scholz al rispetto delle regole», ma anche «il futuro governo italiano pretenderà altrettanto rispetto da parte di tutti i Paesi europei, senza figli e figliastri».
Un'ulteriore dimostrazione del fatto che il governo di Berlino non guarda in faccia a nessuno, è l'accordo siglato nelle settimane scorse con la Francia. Macron e Scholz si sono impegnati ad uno scambio reciproco: Parigi fornirà gas ai tedeschi, Berlino a sua volta invierà elettricità. È stato ribattezzato «patto di solidarietà energetica».
Quella solidarietà che servirebbe anche sul fronte del tetto al prezzo. Il ministro ceco per l'Industria e il Commercio, Jozef Sikela, è costretto ad ammettere che al momento «non è in agenda». Potrebbe essere discusso nella riunione dei capi di Stato e di governo del 6 ottobre a cui parteciperà Mario Draghi. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, esorta gli Stati a non guardare solo al proprio interesse: «Ogni famiglia in Europa è colpita dall'aumento delle bollette. Questo avrà un impatto duraturo su tutti noi. Ecco perché ora deve essere sviluppata una nuova Unione dell'energia, con una vera strategia comune».
Ma le resistenze sono forti. La ministra austriaca dell'Energia, Leonore Gewessler, dice di essere «consapevole che i vari membri dell'Ue hanno opinioni diverse sull'argomento, ma gli altri devono avere chiaro che Vienna dipende dalle importazioni di gas naturale e dalle importazioni di gas russo. Non vedo alcuna certezza che i partner che ci riforniscono continueranno a fornire abbastanza gas all'Europa se non siamo disposti a pagare il prezzo richiesto».
Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si dice comunque fiducioso: «La Commissione ha riconosciuto la spinta da parte degli Stati membri, ancora più dei 15 iniziali, e il presidente del Consiglio Ue ha appena concluso dicendo che ci sarà presto una proposta». Intanto il tempo passa e le tariffe schizzano alle stelle. «Nella Ue ognuno fa per sé commenta Matteo Salvini - Le bollette sono triplicate. Siamo al 30 settembre, il nuovo governo entrerà in carica fra circa un mese. Non possiamo aspettare oltre».