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Governo, primo vertice tra Meloni e Salvini: “Parliamo d'Italia, non di poltrone”

Daniele Di Mario

Dopo Antonio Tajani è il turno di Matteo Salvini. Il primo incontro dopo le elezioni tra Giorgia Meloni e il segretario della Lega dura circa un'ora, va in scena l'ufficio del presidente FdI a Montecitorio. Si tratta di una prima valutazione sulla formazione del governo e sull'agenda da portare avanti. Il colloquio - riferisce una nota dei due partiti-si svolge «in un clima di grande collaborazione e di unità d'intenti», con i due leader che esprimono «soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione» e ribadiscono «il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta». Meloni e Salvini - confermano Lega e FdI - fanno il punto della situazione e delle priorità e urgenze all'ordine del giorno del governo e del Parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l'Italia sta vivendo. In serata Salvini posta un video nel quale rimarca come il lavoro proceda «giorno e notte» e l'attenzione sia concentrata «non sulle poltrone, i nomi e i ministeri, ma sulle emergenze vere del Paese e quindi affrontare il caro-bollette, il problema sicurezza, la qualità della vita». Il segretario del Carroccio ha convocato per oggi pomeriggio tutti i parlamentari eletti per compattare il partito e rilanciare i cavalli di battaglia, dall'autonomia a Quota 41.

 

  

 

Temi posti all'attenzione di Meloni, insieme con il caro-bollette, l'estensione della flat tax, la pace fiscale con la rottamazione delle cartelle esattoriali. «Al lavoro uniti, senza polemiche, ma con le idee chiare in testa», il «refrain». Trai temi del vertice anche quello su «come difendere e proteggere i confini». La Lega insiste sul Viminale. «Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell'ordine e sicurezza in Italia. Qualche idea ce l'abbiamo», dice. È chiaro che Salvini pensa a se stesso. Il piano B prevede come prima opzione Nicola Molteni. Il leader leghista rivendica uno dei quattro ministeri di prima fascia: Interno, Giustizia, Difesa ed Esteri. La prima scelta resta il Viminale. La seconda opzione prevede Giulia Bongiorno come Guardasigilli. Nel centrodestra per il ruolo di ministro dell'Interno si fa sempre il nome di Piantedosi con un viceministro leghista, anche se il Carroccio preferirebbe un proprio esponente politico. Nel caso non fosse Salvini, il leader potrebbe essere vicepremier e ministro dell'Agricoltura. L'ipotesi di fare due vicepremier non viene scartata, purché a ricoprire quei ruoli siano i massimi esponenti dei partiti alleati: Salvini, appunto, e Antonio Tajani (che avrebbe anche un ministero di peso: Esteri o Difesa). In questo caso la presidenza della Camera andrebbe alla Lega con Giancarlo Giorgetti e il Senato potrebbe essere presieduto da Annamaria Bernini (FI) o Ignazio La Russa (FdI). «Non si è parlato né oggi e né in questi giorni di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe né separazioni di ministeri e sono privi di fondamento retroscena di stampa su presunti veti, così come le notizie già smentite da Palazzo Chigi su un patto Meloni-Draghi», spiegano fonti di FdI. «Trovo abbastanza surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l'anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni», scrive Meloni su Facebook.

 

 

Quanto a Giorgia Meloni, fedele alla consegna di lavorare senza perdersi in chiacchiere, il presidente FdI lascia a passo svelto la Camera dopo una lunga giornata di lavoro fatta di colloqui e incontri e saluta i giornalisti. «Non faccio dichiarazioni - chiarisce - Io sono sempre ottimista. È quello che mi ha portato fin qui». Nel corso della giornata, Meloni faun punto con i propri collaboratori. Particolare attenzione viene riservata ai dossier del caro-energia e approvvigionamento energetico anche alla luce dei recenti sviluppi in ambito internazionale. Dopo le congratulazioni arrivate dal presidente dell'Ucraina Zelensky (che seguono, tra le altre, a quelle del primo ministro della Repubblica Ceca e presidente di turno dell'Ue, Fiala; del primo ministro del Regno Unito Truss; del premier della Polonia, Morawiecki) al presidente FdI arrivano anche anche quelle del primo ministro dell'India, Modi, ringraziato su Twitter da Meloni (come fatto con gli altri leader esteri).