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Governo, trattative nel centrodestra sui nuovi ministri. La certezza è Meloni premier
Il nome del premier non è in discussione. Su tutto il resto i leader del centrodestra si vedranno per trovare la quadra. A due giorni dal voto, i partiti del centrodestra già lavorano alla formazione del nuovo governo. Per ora si parla solo della sua impostazione - FI propone due vicepremier - per i nomi bisognerà aspettare. Su una cosa non ci sono però dubbi: il centrodestra indicherà come presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La scelta del premier - spiega Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore nazionale di FI - «sarà fatta dai leader. L’accordo prevede che chi ha più consensi ha il diritto e l’onere di indicare il nome insieme a tutto il centrodestra da suggerire al Capo dello stato. Se Fratelli d’Italia chiederà a Berlusconi e a Salvini di indicare Giorgia Meloni noi non abbiamo preclusioni, siamo leali e rispettiamo gli accordi presi. Se sarà quella la richiesta Berlusconi andrà in quella direzione». Giorgia Meloni premier dunque. Detto della proposta di Forza Italia di nominare due vicepremier (uno in quota Lega e uno proposto dal Cav), per il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Giovanbattista Fazzolari (FdI, in corsa anche per l’Attuazione del programma) o Giuseppe Chinè, già capo di gabinetto al Mef, all’Istruzione e alla Salute e capo dell’ufficio legislativo del ministero della Salute e del ministero dell’Economia. Per la Farnesina quattro le ipotesi in campo: Antonio Tajani (in pole anche per la presidenza della Camera, con Roberto Calderoli verso quella del Senato), l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Giulio Terzi di Sant’Agata, Elisabetta Belloni e Letizia Moratti, in corsa anche per l’Istruzione (ruolo già ricoperto) e la Cultura, anche se lei preferirebbe la Salute, ambita anche dalla forzista Licia Ronzulli e dall’altro azzurro Andrea Mandelli. Per la Difesa sarebbero due i nomi in campo: Stefano Pontecorvo ed Edmondo Cirielli, ma occhio sempre a Guido Crosetto, che in molti vedrebbero bene anche come sottosegretario a Palazzo Chigi.
All’Economia in pole ci sarebbe sempre Fabio Panetta, che, nonostante si sia dichiarato indisponibile (punterebbe a Bankitalia), potrebbe alla fine tornare sui propri passi. Sempre caldo il nome di Domenico Siniscalco. Ma il Mef potrebbe anzhe essere sdoppiato, con Maurizio Leo (FdI) al Tesoro. Per il Viminale tre i nomi: i prefetti Matteo Piantedosi e Giuseppe Pecoraro o il capo della polizia Lamberto Giannini. Il ministero dell’Interno resta uno dei nodi centrali da sciogliere: Matteo Salvini lo rivendica da settimane. Il segretario della Lega, in ogni caso, per il partito di via Bellerio non può restare fuori dall’esecutivo. Il Consiglio federale ieri ha chiesto un «ministero di peso» per il leader del Carroccio. Coma Guardasigilli, le ipotesi sono i magistrati Carlo Nordio e Nicola Gratteri, anche se a via Arenula nei panni di ministro della Giustizia Salvini vedrebbe molto bene Giulia Bongiorno (data in corsa anche per la Pubblica amministrazione). Allo Sviluppo economico si parla di Antonio D’Amato (ex presidente di Confindustria) o della conferma di Giancarlo Giorgetti, mentre per Infrastrutture e Trasporti si parla di Fabio Rampelli (FdI) o Edoardo Rixi (Lega), anche se alla fine quel ministero potrebbe essere scelto proprio da Salvini (che alcuni invece danno all’Agricoltura). All’Istruzione, oltre alla Moratti, si studiano diverse ipotesi: le forziste Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli o il leghista Alberto Bagnai. Mentre per la Cultura ci sarebbero l’ex consigliere di amministrazione della Rai Giampaolo Rossi e la leghista Lucia Borgonzoni.
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Alcune caselle sembrano invece essere più o meno delineate: il leghista Gianmarco Centinaio all’Agricoltura, Gianfranco Rotondi al Mezzogiorno (ma occhio a Nello Musumeci), Erika Stefano alla Disabilità, Vannia Gava alla Transizione Ecologica, Raffaele Fitto agli Affari comunitari, per il quale è in corsa anche Anna Maria Bernini (in questo caso Fitto potrebbe andare agli Affari regionali o al Sud). Al Turismo si fanno i nomi di Massimo Garavaglia (Lega) e Daniela Santanchè (FdI). Sempre caldi poi i nomi di Giulio Tremonti, Marcello Pera, Maurizio Lupi. Mentre Francesco Lollobrigida dovrebbe restare a guidare il gruppo FdI a Montecitorio, sebbene non manchi chi lo indica al Mit o a Palazzo Chigi come sottosegretario. Proprio Lollobrigida ieri l’altro aveva spiegato che per scegliere i ministri si punterà sulla «qualità», senza guardare ai numeri o alle tessere di partito. Niente bilancino insomma. «Se qualcuno pensa di fare il nuovo esecutivo con in mano il manuale Cencelli o piantando bandierine di partito su sedie e seggiole, sbaglia di grosso. Il governo Meloni sarà costruito scegliendo le migliori energie italiane», conferma Guido Crosetto.