la nuova nazione

Elezioni 2022, centrodestra a valanga e Fratelli d’Italia primo partito

Carlantonio Solimene

Il centrodestra vince le elezioni Politiche e ha i numeri per formare un governo stabile. Giorgia Meloni guida Fratelli d'Italia a un'affermazione storica e si candida a essere la prima premier donna della storia italiana. È questo, in estrema sintesi e in base alle prime proiezioni diffus ieri sera dopo la chiusura delle urne, l'esito del voto per il rinnovo del Parlamento italiano. Una giornata che, per vari motivi, passerà alla storia. Non solo perché non era mai accaduto che l'Italia andasse al voto in autunno, ma anche perché, dopo undici anni di governi «spuri», frutto delle alchimie parlamentari più variegate, gli elettori tornano a dare una maggioranza ampia a una coalizione presentatasi compatta alle urne, con un programma unico e una leadership condivisa. Coesione che andrà confermata nel corso di una legislatura che si annuncia densa di sfide da far tremare i polsi. Ma questo, come si dice, è un'altra storia. Oggi è il momento di raccontare quella di Giorgia Meloni. La sua sfida, partita nel 2012 con la scissione dal Pdl per dare vita a Fratelli d'Italia (all'epoca c'era anche il «sottotitolo» Centrodestra nazionale) finisce con l'ormai presumibile conquista di Palazzo Chigi. Peraltro alla guida di un partito erede di Alleanza Nazionale e ancora prima del Movimento Sociale italiano. Un esito che appariva scontato nelle scorse settimane ma che solo un anno e mezzo fa, quando il governo Draghi era ai nastri di partenza, sembrava inimmaginabile. Invece la scelta di restare sola all'opposizione dell'esecutivo nazionale ha premiato Meloni. Insieme alla capacità di saper ricucire i cocci del centrodestra: una coalizione sul punto di deflagrare in vari passaggi della legislatura al capolinea (la nascita del governo gialloverde, quella dell'esecutivo Draghi, le elezioni del Quirinale) e poi ricompattatasi nel momento più importante.

 

  

 

Le prime stime sui seggi (quelle definitive arriveranno solo quando saranno ufficiali i risultati nei collegi uninominali) attestano la coalizione vincente intorno ai 240 eletti alla Camera e ai 120 al Senato. Una soglia tutto sommato rassicurante per governare sebbene sarebbe stato mancato l'obiettivo dei due terzi dei parlamentari. Quello, cioè, che avrebbe permesso di varare le riforme costituzionali senza passare dal voto confermativo di un referendum. All'interno della coalizione è ancora presto per tirare le somme. La Lega, secondo le prime proiezioni, avrebbe ottenuto un risultato inferiore al 10%, campanello d'allarme per il segretario Matteo Salvini, alle prese con una dialettica interna pronta a riacutizzarsi. Mentre Forza Italia si gioca fino all'ultimo voto il «derby» con il Terzo Polo di Calenda e Renzi: i forzisti avrebbero superato l'8%, un soffio avanti ai rivali. Sul fronte opposto si registrano umori contrapposti. Il Pd rischia di restare abbondantemente sotto la fatidica soglia del 20%, un'eventualità che tradurrebbe in realtà le ipotesi di una rapida defenestrazione del segretario Enrico Letta. Il Movimento 5 Stelle, invece, supererebbe a sorpresa il 15%: segno che la «contizzazione» della creatura che fu di Grillo e Casaleggio ha sortito degli effetti positivi. Infine le forze che «ballavano» intorno alla soglia di sbarramento del 3%. La Sinistra di Fratoianni e Bonelli dovrebbe farcela, mentre per Più Europa di Emma Bonino e per Italexit di Gianluigi Paragone si deciderà tutto per un pugno di voti.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

Deludente oltre le attese il risultato di Impegno Civico di Luigi Di Maio, che sarebbe fermo intorno all'1%, col ministro degli Esteri che rischia di non entrare nel prossimo Parlamento a meno che non vinca la sfida nell'uninominale di Napoli, tutt' altro che agevole. A ieri sera le stime di YouTrend lo davano per un soffio alle spalle del candidato grillino, l'ex ministro Sergio Costa. Una sorta di «maledizione», quella di Di Maio, se si pensa all'analogo destino di alcuni illustri predecessori alla Farnesina, da Gianfranco Fini ad Angelino Alfano. Oggi, quando lo spoglio sarà completato, si avrà il quadro definitivo dei seggi e si conosceranno le vittime illustri di una legge elettorale, il Rosatellum Bis, che ha costretto alcuni big a sfide proibitive. Il nuovo Parlamento si insedierà il prossimo 13 ottobre e alla prima seduta dovrà eleggere i presidenti di Camera e Senato. A meno di situazioni di impasse, già dopo alcuni giorni - tra il 16 e il 17 - Sergio Mattarella potrebbe aprire un giro di consultazioni che, di fronte a risultati abbastanza univoci, dovrebbe concludersi rapidamente con l'incarico a Giorgia Meloni. Dopo 11 anni, il centrodestra si prepara a tornare al governo dell'Italia.