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Il nuovo Parlamento elimini il silenzio elettorale. È fuori dalla storia

Christian Campigli
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Norme obsolete, oscurantiste e incongruenti con i nuovi strumenti tecnologici. Il silenzio elettorale e il divieto di pubblicare sondaggi nelle ultime due settimane che precedono il voto sono, semplicemente, due leggi da rivedere. I social, Facebook in primis e le app (gratuite) di chat istantanea, come ad esempio Whatsapp e Telegram, non sono infatti soggetti (se non in modo blando e non preciso) a questi limiti. Non serve essere un hacker e possedere un computer o un cellulare da duemila euro per essersi imbattuti, almeno una volta, nelle pagine di un candidato. Foto, commenti, inviti ad apporre la magica x sulla scheda elettorale. C'è di tutto. E, aspetto non da sottovalutare, da parte di tutti. Di destra e di sinistra, moderati e reazionari. E che dire della cosiddetta “modifica dello stato”, presente sulle applicazioni di messaggistica, che consente di inserire una nuova foto, attraverso la quale si danno indicazioni precise su come votare, ma, soprattutto, su chi votare. L'aspetto più grottesco dell'intera vicenda sono però i sondaggi. Per poterli diffondere sui social e non correre alcun rischio, vengono ideati stratagemmi a dir poco geniali. E quindi si leggono presunte gare di ippica, vinte “dal cane originario della Garbatella, tallonato dal quadrupede pisano e da quello lombardo”. E che dire delle competizioni di automobili, dove “una biondina nella dirittura finale sfreccia a x chilometri orari, tallonata da una tenace pugliese”. Ecco, noi abbiamo deciso, per rispetto alla norma vigente, di non riportare la velocità esatta (ovvero la percentuale) con la quale quel cane o quell'automobile ha vinto la propria gara.

 

 

Su Telegram poi sono centinaia i canali, gratuiti, sui quali vengono pubblicati anche i sondaggi reali, che, è bene ricordarlo, vengono commissionati dai partiti fino all'ultimo giorno. Ecco, il nuovo Parlamento che verrà eletto in questa domenica di settembre abbia il coraggio o di eliminare questa legge oscurantista o di renderla efficace anche per i moderni strumenti tecnologici dei quali tutti gli Italiani, oggi, sono già in possesso.

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